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Febbraio
Sabato 19, Hamlet goes business, di Aki Kaurismäki, 1987, quando il regista aveva appena trent'anni. Bellissima la sovrapposizione nella scena del'apparizione del fantisma del padre, bottiglia di amaretto di Saronno che funge da lampada nel locale notturno con concerto rock dove va dopo aver mollato Ofelia. Lì è anche ambientato il monologo sulla malinconia che fa a R e G, con sottodonfo di musica rock. Monologo all'attore nel teatro vuoto, mentre gli fa scivolare sotto agli occhi le banconote. Rappresentazione teatrale caricaturale, come spesso si vede, con gesti sottolineati ed esplicativi per far sì che il pubblico – finalmente! – comprenda. Suicidio di Ofelia (Kati Outinen), che prende dei sonniferi e cade, con la vestaglia bianca, nella vasca da bagno piena. Alla fine Amleto spiega che è stato lui ad aumentare la dose di veleno che Claudio dava da tempo a sua padre, per vederlo finalmente morto. L'autista, dopo aver ascoltato la sua confessione, lo avvelena, su incarico dei sindacati che vogliono evitare la vendita.
Domenica 20, Calamari Union, del 1985. Cos'è il film muto russo, con un monaco che cede alla tentazione con una donna? Dovrei chiederlo a Massimo; videogioco di Formula 1 al quale giocavo anch'io nei bar in quegli anni.
Domenica 27, alle 17.30, film di Mario Martone, Noi credevamo al Théâtre du Châtelet, con il vicino Marco. Siamo privilegiatissimi, ci mettono in seconda fila, nella corbeille, dietro a Martone, al ministro Mitterand e all'erede al trono dei Savoia, Emanuele Filiberto. Buffet mediocre. Serata pessima, in fin dei conti.
Giugno
Venerdì 10, alle 19.45 vedo Mariolina e Bruno per un Minnelli, Two Weeks in Another Town, all'Action Christine.
Mercoledì 15, Cry danger con Florence alla Cinémathèque, c'è tantissima gente.
Venerdì 17, guardo un Fuller stupendo, Underword U.S.A., del 1961. Magnifica la bionda, bravissima la matrigna, bravo il protagonista. Tutto un riflesso, in bianco e nero, tra pozzanghere e grattacieli. Scopro grazie a Wikipedia che fa parte del filone “neo-noir”.
Sabato 18, guardo Vertigo di Hitchcock fino all'una e mezza di notte. Frase finale della suora che causa la morte della “seconda” amante di JS: “God have mercy”.
Mercoledì 22, Mes petites amoureuses di Eustache alla Cinémathèque per il ciclo Pierre Cottrell.
Sabato 25, guardo Ministry of fear di Fritz Lang, bellissimo film di spionaggio ambientato a Londra durante l'ultima guerra.
Giovedì 30, guardo La donna della domenica di Luigi Comencini, che mi ha regalato ieri Domenico. Forse è anche meglio del romanzo, che è solo una specie di pallida riscrittura del Pasticciaccio in chiave torinese.
Agosto
Mercoledì 24, Victor victoria, di Blake Edwards, Cinémathèque, 20:00.
Novembre
Mercoledì 2, Minamata disease: 30 years / Town alive, 20:00, Cinémathèque.
Venerdì 11, Hush!, 20:30, Cinémathèque.
Dicembre
Mercoledì 7, Jiraiya le Ninja/Le Paradis de Suzaki, 20:00 alla Cinémathèque.
Venerdì 9, Josey Wales hors-la-loi, 20:00 Cinémathèque
Domenica 11, Passions juvéniles, 19:45 Cinémathèque
Mercoledì 14, Ô Madiana 20:00 Cinémathèque, con cocktail e ministro della cultura.
Venerdì 16, a casa, visto Dirty Harry di Don Siegel.
Sabato 17, Elio Petri, Il maestro di Vigevano, con Alberto Sordi e Claire Bloom.
Lo stesso giorno, ho visto pure Don Giovanni in Sicilia, di Lattuada, con Lando Buzzanca. Adesso, alle 2.32, vado a letto… buona notte.
Mercoledì 21, la sera da Florence finisco di vedere La chiave di Tinto Brass; non è poi così tremendo, e ho imparato che il modo di dire francese “Haut les coeurs” è la traduzione del “Sursum corda” che pronuncia un prete alla fine del film, quando vede la bara del marito di Teresa.