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l_etranger

Lo straniero / Albert Camus ; traduzione di Alberto Zevi. - Milano : Bompiani, 1960. - 150 p. ; 20 cm. - (I delfini ; 55). Esemplare con la firma di mia madre.

p. 54: “Allora mi ha chieto se non mi interessava un cambiamento di vita. Ho risposto che non si cambia mai di vita, che del resto tutte le vite si equivalgono e che la mia, così com'era, non mi dispiaceva affatto.”

p. 97: “A volte mi mettevo a pensare alla mia camera e, con l'immaginazione, partivo da un angolo per ritornarvi enumerando mentalmente tutto ciò che avevo trovato sullla mia strada. In principio era una cosa presto fatta. Ma ogni volta che ricominciavo, era un po' più lungo. Perché mi ricordavo di ogni mobile e, per ciascuno di essi, di ogni oggetto che vi si trovava e, per ogni oggetto, di tutti i particolari, e anche per i particolari, di una fessura o di un bordo sbocconcellato, del loro colore e della loro grana. Allo stesso tempo cercavo di non perdere il filo del mio inventario, di fare un'enumerazione completa. Di modo che, dopo qualche settimana, potevo pensare ore intere senza far altro che enumerare quel che si trovava nella mia stanza. E così più riflettevo e più tiravo fuori dalla mia memoria cose sconosciute e dimenticate. Allora ho compreso che un uomo che fosse vissuto un giorno solo potrebbe senza difficoltà vivere cento anni in prigione. Avrebbe abbastanza ricordi per non annoiarsi. Da un certo punto di vista, questo è un vantaggio.”

p. 121: “Persino da un banco di imputato è sempre interessante sentir parlare di sé.”

l_etranger.txt · Last modified: 2017/12/30 12:13 by francesco