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Gennaio
Sabato 4, Nessuno torna indietro di Alessandro Blasetti del 1943.
Martedì 8, Notorious di Hitchcock, del 1946. Mi è sembrato un po' deludente, rivisto dopo tanti anni, non paragonabile ai film più belli e complessi degli anni Cinquanta, per esempio.
Inizio così il mio ciclo sui suoi anni Quaranta. In realtà, perché non cominciare l'anno dedicandosi ai film degli anni Quaranta in generale, e non solo a quelli di Hitchcock…
Domenica 12, tardi la sera, guardo Les yeux sans visage di Franju, del 1960. Terribile e bello, tocca temi come la vivisezione, la chirurgia estetica, lo strapotere della scienza.
Sabato 18 e domenica 19, da Florence, un altro film di Silvio Soldini, il suo più famoso forse: Pane e tulipani del 2000.
Sabato 25: Force of evil di Abraham Polonsky, del 1948. Un po' deludente, non quel film straordinario di cui Allan e altri mi avevano parlato.
Febbraio
Sabato 8, Quai des Orfèvres di Clouzot.
Domenica 23, Vogliamo i colonnelli di Mario Monicelli, del 1973.
Martedì 25, guardo OSS 117: Rio ne répond plus, di Michel Hazanavicius del 2009. È il secondo della serie parodistica su 007. Molto divertente, après tout.
Mercoledì 26, guardo un Clouzot che mi mancava, L'assassin habite au 21. I soliti attori di Clouzot, alcuni con uno pseudo artistico (solo il prénom, per esempio), che si rivedranno spesso nei suoi film. Meno bello del Quai des Orfèvres però, meno riuscito.
Marzo
Domenica 2, guardo il primo episodio di OSS 117: Le Caire, nid d'espions, di Hazanavicius del 2006.
Lunedì 3, il mio primo film di Laurent Perrin, Scopitone, del 1981.
Sabato 22 e domenica 23, Afterlife di Hirokazu Kore-eda, del 1998.
Domenica 30, Le Grand Meaulnes di Jean-Daniel Verhaeghe del 2006. Una bella riuscita, non scontata. Yvonne de Galais è interpretata da Clémence Poésy (1982).
Lunedì 31, Les Infidèles, film à sketches di Emmanuelle Bercot, Fred Cavayé, Alexandre Courtes, Jean Dujardin, Michel Hazanavicius, Éric Lartigau, Gilles Lellouche e Jan Kounen, del 2012. Dujardin e Lellouche perfetti nel ruolo dei beauf.
Aprile
Venerdì 4, Quai des brumes, di Marcel Carné del 1938.
Domenica 6, A star is born, di George Cukor del 1954.
Martedì 8 e mercoledì 9, Gueule d'amour di Grémillon, del 1937. Molto affascinante l' “avventuriera” (Madeleine Courtois), interpretata da Mireille Balin.
Venerdì 11 e sabato 12, sempre di Grémillon, ma del 1938, L'Étrange Monsieur Victor. Superiore, nella sceneggiatura, a Gueule d'amour, ma leggermente inferiore nella fotografia. Molto belle sia Viviane Romance (Adrienne Robineau), la “cattiva” che Madeleine Renaud, la “buona” (Madeleine Agardanne). Ottimo, ovviamente, Raimu, nativo di Tolone, dove si svolge il film.
Domenica 13, un Bresson, dopo tanto tempo, ma purtroppo il suo più brutto: Le diable probablement, del 1977. I giovani, la droga, l'inquinamento, il nichilismo. Una giovanissima Marie Rivière apppare in un paio di scene.
Mercoledì 23, Fin d'automne di Ozu del 1960, visto alla Cinémathèque con Francesco Forlani, Franck e la sua ragazza Cécile.
Sabato 26, da Florence, Catene di Raffaello Matarazzo, del 1949, in bianco e nero naturalmente.
Domenica 27, Fahrenheit 451, di Truffaut, del 1966.
Mercoledì 30, alla Cinémathèque, stupenda séance di ciné-concert su Jean Epstein. Prima abbiamo visto il documentario su di lui realizzato nel 1977 da Claude-Jean Philippe, e poi La chute de la maison Usher.
Maggio
Sabato 3, uno Chabrol del 1974, Nada, tratto da un romanzo di Jean-Patrick Manchette; coproduzione franco-italiana con Fabio Testi e Mariangela Melato.
Domenica 4, altro Chabrol, questa volta del 1977 - anno terribile! - Alice ou la dernière fugue, ispirato ad Alice nel paese delle meraviglie, con il solito Borges, la letteratura fantastica che non sopporto… gli effetti di musica elettronica: che noia! Mi sono anche addormentato negli ultimi minuti.
Martedì 6, Il vedovo di Dino Risi del 1959. Come mi ha detto lui stesso, Fabio Carpi non ha affatto partecipato alla scrittura del film.
Sabato 9, alle Cinémathèque con Florence doppio Epstein: La belle Nivernaise e L'auberge rouge, entrambi del 1923. A me è piaciuto sorattutto il secondo, a Florence il primo. L'auberge è stato presentato - brevemente - da Anne-Marie Baron, presidente dell'associazione amici di Balzac. La qualità del primo era terribile, sembrava fosse stato scaricato da Youtube a bassa risoluzione, i bordi degli oggetti erano tutti “seghettati”.
Martedì 27, Gaslight di George Cukor, del 1944, a Cuneo dai miei. È uno dei DVD che ci ha prestato Massimo Olivero. Con Ingrid Bergman, Charles Boyer, Joseph Cotten e Angela Lansbury.
Mercoledì 28, in via Saluzzo, Night and the city del 1950, di Jules Dassin.
Giugno
Domenica 8, Il gatto mammone di Nando Cicero del 1975.
Mercoledì 11, alla Cinémathèque con Teresa e Marcello per l'inaugurazione del ciclo sul cinema vietnamita. Vediamo La saison des goyaves di Nhat Minh Dang, del 2000.
Sabato 14, Il magnifico cornuto di Antonio Pietrangeli del 1964.
Luglio
Domenica 6, Brute force di Jules Dassin del 1947, con Burt Lancaster.
Agosto
Nei primi giorni del mese, a Parigi, nessun film, poi, dal 4 in poi, molti film visti in vacanza a Poudens.
Martedì 5, a Poudens, The graduate, di Mike Nichols del 1967. Lo stesso giorno, in serata, il bellissimo Forbidden planet, di Fred M. Wilcox del 1956.
Mercoledì 6, The Carey treatement, di Blake Edwards, del 1972, con James Coburn. Poi, Tight spot di Phil Karlson del 1955.
Giovedì 7, Saboteur, Hitchcock del 1942 molto apprezzato da Fabio Carpi. Riesce a convincerla a salire sulla carovana del circo con lui descrivendole i serpenti che avrebbe incontrato rimanendo da sola nel deserto. Russell circus, dove lei viene fatta passare per una «Sneak-charmer». Scena al rockfeller center: sineddoche. Scena sulla statua della libertà: sineddoche. Ripresa poi in North by Northwest.
The Phenix city story, di Phil Karlson, del 1955. Inizia con una serie di (finte?) interviste a testimoni. Siamo in Alabama, più precisamente nella zona che si chiama Muscogee. Che belli questi anni Cinquanta senza plastica.
Venerdì 8, Un singe en hiver, Gabin et Belmondo, dialoghi di Michel Audiard, regia di Henri Verneuil. Ma come si chiama la moglie di Gabin, la cui recitazione mi sembra abbia ispirato tante attrici francesi più giovani? È Suzanne Flon. Il film è mediocre au final, non basta prendere dei grandi nomi per fare un grande film, la cosa è risaputa.
Sabato 9, The Brothers Rico, di Phil Karlson del 1957: mi sto facendo la serie! Ma certo, questo è tratto da Simenon. Mafia italiana ed ebraica, quest'ultima vista come traditrice. Bellissimo film, e molto affascinante la moglie di Eddy. Karlson ama i piedi delle donne e ama mostrarli: quelli della moglie, appunto, ma prima ancora quelli della segretaria di Rico, la bionda Nancy.
Domenica 10, Gumshoe di Stephen Frears, del 1971, con Albert Finney. Written by Neville Smith. Musiche di Andrew Llyod Webber. Bella ambientazione a Liverpool, ma ho avuto dei problemi con l'inglese parlato troppo rapidamente e quindi a comprendere la trama nei dettagli.
Martedì 12, un Maurice Tourneur del 1943, prodotto dalla Continental: La main du diable.
Giovedì 14, La dame d'onze heures di Jean Devaivre, del 1947. Sensuale biondina francesissima, nella parte di Muriel: è Micheline Francey. Paul Meurisse [S.O.S.] giovane e longilineo. Film mediocre, ma le ambientazioni sono interessanti ed alla fine risulta piacevole anche grazie agli attori. Adaptation et dialogues de J.P. Le Chanois: questo nome mi dice qualcosa. Musique [fastidiosa a tratti] di Joseph Kosma.
Venerdì 15, Underworld U.S.A. di Samuel Fuller del 1961.
L'attorney Driscoll, l'attore Larry Gates, l'ho visto in almeno un paio di film recentemente, probabilmente in Invasion of the Body Snatchers e in un episodio di The Twilight Zone.
Cattura di schermo del «pompino» col ghiaccio, scena eccitantissima.
Scene memorabili:
Quando lui – dopo averla umiliata – risente nella sua mente le loro voci che dialogano, e lei che dice: «Some women when they kiss… blush, some polly ups, some swear some bite some laugh some cry. Me… I die, die, I die inside when you kiss me».
Lunga corsa finale, quando ferito va a morire nel vicolo tra i cassonetti. Ha ispirato Godard, no? È dello stesso anno… anzi, il Godard forse lo precede di qualche mese!
La musica di Harry Sukman è eccellente, perfetta.
Sabato 16, Tristana di Luis Buñuel. Non lo vedevo da moltissimi anni e me lo ricordavo superiore. Mi piacerebbe confrontarlo con il romanzo di Benito Pérez Galdós, che ho poi comprato per mia madre a Torino, al Putto, per 18€, nella bella collana minore di Adelphi Numeri rossi il 23 dicembre con Mariolina.
Domenica 17, La ligne de démarcation, di Claude Chabrol del 1966. Bellissima Jean Seberg (a proposito!), ma non brava, per niente convincente, almeno nei primi minuti. Ronet migliore, certo, nel ruole del conte, ufficiale disfattista dopo la scontiffa militare. Tormentato come sempre… Immagino che presto si redimerà. Quanta ipocrisia in questi film degli anni 60 sulla Seconda guerra mondiale. C'è almeno un francese che tradisce una famiglia di ebrei dopo essersi fatto pagare per farli passare, ma viene eliminato subito da un francese onesto. Il conte, dopo l'arresto della moglie, si sacrifica, uccide due cattivissimi poliziotti della Gestapo e si fa uccidere. Ma Perrin è salvo e passa il confine nella bara con la vecchia. Ma poi, i francesi dall'altra parte erano così buoni con gli inglesi?
Nooo, c'è anche la «Marseillaise» finale!
Il tutto si svolge a Dôle, che dev'essere un bel posto.
Uno di quei film che dice di più sugli anni 60 nel quale è stato girato (dal punto di vista estetico quanto da quello ideologico) che sugli anni 40.
Martedì 19, Killer, a Journal of Murder, di Tim Metcalfe, del 1996, che avevo già visto. La sorella del coprotagonista (Henry) la si vede troppo poco: è il tipo di femminilità che più mi attira, e che Flo possiede anch'essa, per fortuna. Si chiama Cara Buono, ed è Esther Lesser. Bacia il fratello sulla bocca con grande sensualità: gli regala una mezuzah come porta fortuna; lui la mette all'interno della porta del suo armadietto ma presto i colleghi la sostituiscono con un crocifisso. Sono ebrei di origine russa. Il killer, Carl Panzram è il bravissimo James Wood. Guardia carceraria idealista ebrea che incontra un prigioniero tanto particolare quanto lo è lui stesso – così intellettuale – in quell'ambiente di violenza. Gli fornirà carta e penna perché scriva la sua storia e assisterà alla sua impiccagione. Il tutto è una storia vera.
Giovedì 21, Frank Borzage, Moonrise, del 1948. Non mi è piaciuto, troppo retorico! Un altro dei granchi presi da Allan?
Venerdì 22, Postman always rings twice, di Tay Garnett, del 1946 . Ma chi è l'avvocato? L'ho visto di recente, sono sicuro.
Lana Turner as Cora Smith
John Garfield as Frank Chambers
Cecil Kellaway as Nick Smith
Hume Cronyn as Arthur Keats
è Leon Ames as Kyle Sackett
Audrey Totter as Madge Gorland
Alan Reed as Ezra Liam Kennedy
Jeff York as Blair
Sabato 23, Out of the past, di Jacques Tourneur, del 1947. Quando l'ho visto l'ultima volta? Cercare nei diari o addirittura sulla Dokuwiki. Alla fine, The Kid mente per il bene di Meta, per darle la possibilità di iniziare una nuova vita.
La trama è complessa e avrei bisogno dei sottotitoli per capire tutto.
Robert Mitchum as Jeff Bailey
Jane Greer as Kathie Moffat
Kirk Douglas as Whit Sterling
Rhonda Fleming as Meta Carson
Richard Webb as Jim
Steve Brodie as Jack Fisher
Virginia Huston as Ann Miller
Paul Valentine as Joe Stefanos
Dickie Moore as The Kid
Ken Niles as Leonard Eels
Mercoledì 27, Buchanan rides alone, di Budd Boetticher del 1958. Bei colori, anche se la qualità dell'avi non era eccellente. Discreta dose di omoerotismo.
Giovedì 28, guardo La Vénus à la fourrure di Roman Polanski del 2013, con Mathieu Amalric e Emmanuelle Seigner. La qualità dell'avi era scarsa, ma penso che lo sia anche l'originale che dev'essere stato fatto in video e non in pellicola. Dato che ci sono molti buii, la cosa è particolarmente visibile. Per esempio, il teatro parigino all'esterno, è realizzato al computer, no? La musica, combinazione, è di Alexandre Desplat, il prossimo direttore della giuria del festival di Venezia. Una faccia da schiaffi come se ne vedono raramente, persino in Francia! Suono: Lucien Balibar, ma chi è, il figlio di Jeanne? Il fratello? Prises de vue et machinerie: Panasonic Alga, Postproduction numérique, DIGimage, ma poi si parla anche di argentique. Ah, ecco, Théâtre Hébertot, ma è forse l'interno.
Venerdì 29, Sous le soleil de satan, di Maurice Pialat, Palma d'oro a Cannes nel 1987. Mi è piaciuto anche più dell'ultima volta, quando l'avevo visto un anno fa, anche grazie al magnifico schermo del Carbon X1. Yann Dedet è l'amico di Teresa, no? Non credo si scriva così, no. È anche il montatore, con un secondo e uno stagista: Cédric Kahn. Musica di Henri Dutilleux, perfetta. Leggendo la relativa voce su Wikipedia scopro perché a Cannes la scelta del film come vincitore della Palme d'or venne fischiata, è lo stesso anno de Il cielo sopra Berlino: http://fr.wikipedia.org/wiki/Sous_le_soleil_de_Satan_%28film%29
Sabato 30, ultima notte e ultimo film a Poudens; pensavo di guardare A star is born, ma dura 2h48', troppo per questa sera. Allora perché non rivedere Chacun cherche son chat, proprio prima del ritorno a Parigi? Cédric Klapisch, del 1996. Olivier Py: come quest'uomo in vent'anni sia diventato un potentissimo del teatro francese mi sfugge. Film mediocre.
Settembre
Venerdì 5, The french connection, William Friedkin del 1971. Gene Hackman poliziotto ubriacone e feticista di stivali lucidi! Scritta «Le dernier cri» su un muro a 56'.
Domenica 21, guardo il Dreyer, Vampyr, del 1932: capolavoro, naturalmente!
[Solo due film in tutto il mese, possibile?]
Ottobre
Venerdì 3, alla Cinémathèque con Allan per l'inaugurazione del ciclo Phil Karlson: Tight spot, del 1955.
Sabato 4, Milano calibro 9, di Fernando Di Leo, del 1972: deludente poliziottesco.
Domenica 5, Giovannona coscialunga, disonorata con onore, di Sergio Martino, del 1973.
Lo stesso giorno, la sera, il bellissimo Escape from New York di John Carpenter del 1981.
Venerdì 11 e sabato 12: Sin city di Frank Miller e Robert Rodriguez, del 2005. Fino a pochi giorni fa non ne sapevo niente, e non lo collegavo a 300, poi Fabio Carpi me ne ha parlato, dicendo che aveva voglia di vedere la seconda parte appena uscita, ma che Silvana non voleva accompagnarlo.
Domenica 19, Sunrise: a song of two humans, di Friedrich Wilhelm Murnau del 1927, con Florence al Théâtre du Châtelet. Accompagnamento al piano di Jean-François Zygel.
Martedì 21 e mercoledì 22, In a lonely place, di Nicholas Ray, del 1950, con Humphrey Bogart e Gloria Grahame.
Venerdì 24, Romanzo popolare, di Mario Monicelli, del 1974. Bravissimi Ugo Tognazzi Ornella Muti. Bella canzone di Jannacci, “Vincenzina e la fabbrica”, cantata anche da Mina, da Vecchioni e, recentemente, da Arisa.
Vincenzina davanti alla fabbrica,
Vincenzina il foulard non si mette più…
una faccia davanti al cancello che si apre già…
Vincenzina hai guardato la fabbrica
come se non c'è altro che fabbrica
E hai sentito anche odor di pulito
e la fatica è dentro là…
Zero a zero anche ieri: 'sto Milan qui,
'sto Rivera che ormai non mi segna più,
che tristezza, il padrone non c'ha neanche 'sti problemi qua..
Domenica 26, The spiral staircase di Robert Siodmak del 1946. Anno fecondissimo per lui!
Novembre
Domenica 2, alla Cinémathèque con le tre tirocinanti dell'Istituto Alessia, Francesca e Mary: Le dernier Métro, di François Truffaut del 1980.
Domenica 9, rientrato a Parigi con il treno delle 16.11, alla Cinémathèque per l'ultima proiezione, delle 21.45: La chambre verte, di Truffaut, del 1978. Ne avevo un ricordo positivo, che è stato più che confermato da questa visione. Nathalie Bayer bravissima, e bella quanto una Stefania Sandrelli. Tratto da tre racconti di Henry James che vorrei cercare nella Pléiade alla BPI: L'Autel des morts (The Altar of the Dead), La Bête dans la jungle (The Beast in the Jungle) et Les Amis des amis (The Friends of the Friends).
Mercoledì 12, alla Cinémathèque con Florence per il documentario del 1919 En dirigeable sur les champs de bataille, con accompagnamento di musica elettronica di Martin Wheeler.
Lunedì 17, Il corpo della ragassa, di Pasquale Festa Campanile del 1979, con Lilli Carati, tratto dal romanzo di Gianni Brera.
Mercoledì 19, L'alibi di Pierre Chenal del 1937, con Louis Jouvet, Jany Holt e Erich von Stroheim.
Domenica 23, riguardo The big heat, di Lang, del 1953, con Glenn Ford, Gloria Grahame e Lee Marvin.
Sabato 29, guardo il Lang successivo, Humain desire, del 1954, sempre con Glenn Ford e Gloria Grahame. È tratto da Zola, come La bête humaine di Renoir.
Dicembre
Sabato 6, rivedo Les diaboliques di Clouzot, del 1955. Gesto del concierge, che con la lingua gonfia la guancia sinistra parlando con Vanel, per far capire che il patron aveva molte donne. Per noi italiani è il gesto della fellatio. Il romanzo di Boileau-Narcejac dal quale il film è tratto s'intitola in realtà Celle qui n'était plus.
Domenica 7, L'entourloupe di Gérard Pirès, del 1980, con Jean-Pierre Marielle, Gérard Lanvin et jacques Dutronc. Musica di Django Reinhardt, sceneggiatura di Michel Audiard e Jean Herman. Il film me l'aveva prestato Florence Rigollet in biblioteca.
Mercoledì 24, in via Saluzzo, inizio Die 1000 augen des Dr. Mabuse, di Fritz Lang del 1960.
Lo stesso giorno, a casa dei miei, guardiamo Holy matrimony di John M. Stahl del 1943.
Tornato in via Saluzzo, finisco il film di Lang a notte tarda.
Venerdì 26, guardo The great McGinty di Preston Sturges del 1940.
Domenica 28, la mattina da dopo mezzanotte fino alle 2.39, un altro magnifico Stahl, Leave her to heaven, del 1945. Tutto il film non è che un flash-back che dura il tempo dell'attraversata del lago in canoa!
Sempre domenica 28, la sera in via Saluzzo: The captive city di Robert Wise, del 1952, con un ottimo John Forsythe.