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bellomo_2013

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PREMESSA

Un nuovo commento oggi.
La struttura del commento.
Il testo di riferimento.
L'interpretazione.

SIGLE E ABBREVIAZIONI

I. Edizioni e commenti della «Commedia».
2. Manoscritti principali dell'«antica vulgata».
3. Altre opere di Dante.
4. Testi e saggi.
5. Libri biblici.
6. Altre abbreviazioni.

INTRODUZIONE ALLA COMMEDIA

I. Datazione.
2. Cronologia del viaggio.
3. Struttura dell'inferno.
4. Struttura del purgatorio.
5. Struttura del paradiso.
6. Statuto dell'autore.
7. Significato allegorico.
8. Forma.
9. Titolo dell'opera.

CANTO I

Dante perduto nella selva oscura tenta di uscirne e di salire su di un colle illuminato dal sole. Tre fiere lo ostacolano. Compare Virgilio che si offre di accompagnarlo attraverso inferno e purgatorio: da lì innanzi la guida sarà un'altra.

CANTO II

Timori di Dante di non essere all'altezza del compito. Virgilio racconta il suo incontro con Beatrice e Dante è rinfrancato.

CANTO III

La porta dell'inferno. I pusillanimi e, tra loro, colui che fece «il gran rifiuto». Caronte. Terremoto e tuono [Lampo, in realtà, il tuono è all'inizio del IV].

CANTO IV

Primo cerchio: il limbo custodisce le anime buone che non ebbero la vera fede. Sono tormentate dal vano desiderio della visione di Dio. Virgilio racconta la liberazione delle anime dei patriarchi da parte di Cristo. Il nobile castello abitato dagli «spiriti magni»: i grandi poeti, i Troiani e i Romani virtuosi e i filosofi. In disparte compare il Saladino.

CANTO V

Secondo cerchio: Minosse all'entrata giudica le anime e le destina alla loro sede infernale. Cerchio dei lussuriosi, che per pena sono trasportati da un vento impetuoso. Le anime dei morti per amore: Semiramide, Didone, Cleopatra, Elena, Achille, Paride e Tristano. Colloquio con Francesca e Paolo.

CANTO VI

Terzo cerchio: golosi. Sono flagellati da pioggia, grandine e neve e tormentati da Cerbero, cane tricefalo. Ciacco: profezia sulla prossima supremazia della parte dei Neri a Firenze. La condizione dei dannati dopo la risurrezione.

CANTO VII

Quarto cerchio: Pluto sovrintende ad avari e prodighi, i quali spingono con il petto dei pesi e si rinfacciano vicendevolmente il rispettivo peccato. Virgilio spiega la funzione provvidenziale della Fortuna. Discesa al quinto cerchio, costituito dallo Stige, che forma una palude ove sono puniti gli iracondi.

CANTO VIII

Ancora nel quinto cerchio. Flegias traghetta Dante e Virgilio Filippo Argenti in alterco con Dante. La Città di Dite: opposizione dei demoni sulla porta.

CANTO IX

Ancora alle porte della Città di Dite. Compaiono le Furie che invocano Medusa. L'atteso messo celeste giunge nel fragore e apre le porte della città. Sesto cerchio: all'interno, presso le mura, gli eretici puniti in arche infuocate.

CANTO X

Ancora nel sesto cerchio: gli eretici. Il sepolcro degli epicurei: Farinata degli Uberti e Cavalcante Cavalcanti. La preveggenza dei dannati e la loro incapacità di conoscere il presente. Altri epicurei custoditi nella tomba: l'imperatore Federico II di Svevia e il cardinale Ottaviano degli Ubaldini.

CANTO XI

Ancora nel sesto cerchio: l'avello di papa Anastagio. Virgilio illustra la struttura del basso inferno: spiega perché una parte dei peccatori siano fuori dalla Città di Dite e perché l'usura offenda Dio e la natura.

CANTO XII

Settimo cerchio: il Minotauro sovrintende i violenti. Primo girone: i violenti contro il prossimo, sorvegliati dai Centauri (tra cui Nesso, Folo e Chirone), sono immersi nel Flegetonte, fiume di sangue bollente. Vi sono puniti i tiranni Alessandro, Dionisio, Ezzelino e Opizzo d'Este, l'omicida di Guido de Montfort, i guastatori Attila, Pirro e Sesto e i predoni Rinieri da Corneto e Rinieri de' Pazzi.

CANTO XIII

Settimo cerchio, secondo girone: i violenti contro sé stessi e contro i propri beni. Tra i primi, trasformati in piante, compaiono Pier della Vigna e un ignoto fiorentino; tra i secondi, inseguiti e sbranati da nere cagne, Arcolano Maconi e Iacopo da Sant'Andrea.

CANTO XIV

Cerchio settimo, terzo girone: i violenti contro Dio. Sono distesi sulla sabbia rovente sotto una pioggia di fuoco; Incontro con Capaneo. Virgilio illustra l'idrografia infernale, generata da un'enorme statua di un vecchio custodita a Creta dentro il monte Ida.

CANTO XV

Cerchio settimo, terzo girone: violenti contro la natura. Questi marciano senza sosta sotto la pioggia di fuoco. Incontro con Brunetto Latini, che predice il prossimo futuro di Dante. Altri sodomiti: Prisciano, Francesco d'Accorso, Andrea de' Mozzi.


Piccolo glossario del commento:

Abigeato, s. m. [dal lat. tardo abigeatus -us; v. abigeo]. – Reato consistente nel furto di bestiame.: 395.
Anfesibena: XXV, 122n.
Aposiopesi: 376.
Apotema (cono rovesciato lungo l'): 233.
Brachilogica (espressione), XXVIII, 22-23: caratterizzato da brachilogia; conciso, privo di amplificazioni retoriche.
Bruttare: XIII, 10n.
Catacresi, XXIX, 139
Conativo (valore), XXIII, 18n: forma verbale che esprime la volontà o lo sforzo, il tentativo di compiere un’azione.
Deittico, 555: che designa con evidenza, con precisione; in partic., riferito a pronome o aggettivo, sinon. di dimostrativo. Con sign. più ampio, in linguistica, elementi o fattori d., quelli che servono a situare l’enunciato nello spazio e nel tempo, e a precisare chi sia il soggetto parlante e quello ascoltante
Denominale: XXV, 3n, 114n.
Dettatoria (retorica): 202.
Diuturno, XVI, 127-29: per lungo tempo.
Ecdotico (azzardo), XXVIII, 135
Epitesi, XXXI, 67: aggiunta di qualche fonema alla fine di una parola (è detta anche paragoge).
Equivoca (rima): XXV, 76.
Equoree (profondità), agg. [dal lat. aequoreus, der. di aequor -ŏris «mare, superficie piana», der. di aequus «uguale, piano»], poet. – Del mare, marino: nell’aprica terra … o nell’e. seno (Leopardi); per l’e. via (Carducci): 269
Etera (terenziana): XVIII, 133n.
Exemplum fictum: XV, 96-96.
Franta (rima), XXVIII, 123
Iperbato, s. m. [dal lat. hyperbăton, gr. ὑπέρβατον, «trasposizione»]. – In genere, collocazione delle parole in ordine inverso dal consueto; diversamente dall’anastrofe, forma di «metatesi a contatto» che riguarda la disposizione reciproca delle parole di un sintagma ed è perciò un fatto meramente sintattico, l’iperbato è una figura stilistica, che costituisce una «metatesi a distanza» e consiste nell’inserire in un sintagma, o nel preporre a questo, elementi della frase da esso logicamente dipendenti, al fine di ottenere particolari effetti di suggestione poetica. Così, per es., nel verso del T. Tasso (Ger. Lib. VI, 104): O belle a gli occhi miei tende latine!, o nel verso del Foscolo (Sepolcri, 172): Mille di fiori al ciel mandano incensi. XXVIII, 22-23
Metalessi (o metalèpsi), s. f. [dal lat. metalepsis, gr. μετάληψις, propr. «sostituzione», der. di μεταλαμβάνω «prendere invece»]. – Figura, molto rara, della retorica classica, tipo particolare di metonimia consistente nel sostituire il termine proprio non col suo immediato traslato, ma passando attraverso gradi intermedî: XXV, 96n.
Modale: XXV, 16n.
Occhio (rima per), XXXI, 67
Odeporica (struttura), XLVIII: [dal gr. ὁδοιπορικός agg. der. di ὁδοιπορία «viaggio»] (pl. m. -ci), letter. – 1. agg. Che è proprio di un viaggio, che riguarda un viaggio. 2. s. m. Descrizione di un viaggio, resoconto di notizie, esperienze e sim. raccolte durante un viaggio.
Ossìtona (forma), agg. [dal gr. ὀξύτονος, comp. di ὀξύς «acuto» e τόνος «accento»]. – Nella grammatica greca, di parola che ha l’accento acuto sulla vocale dell’ultima sillaba (anche come s. f., le ossitone, o, non com., come s. m., gli ossitoni). Il termine è usato anche per lingue diverse dal greco, per indicare parole accentate sull’ultima sillaba: XXXI, 67
Ottativo, XVI, 127-29; XXII, 68n: modo che nel sistema verbale di alcune lingue ha la funzione di esprimere il desiderio e la possibilità.
Poliptoto (non com. polittòto) s. m. [dal lat. tardo polyptoton, gr. πολύπτωτον, neutro sostantivato dell’agg. πολύπτωτος «dai molti casi», comp. di πολυ- «poli-» e πτωτός agg. verbale di πίπτω «cadere»]. – Figura retorica che consiste nel riprendere in frasi successive di un periodo una parola, di solito la prima, della frase iniziale (o anche nel riprendere la parola nella frase stessa) mutando il caso o il genere o il numero. Per es.: «quantum nomen eius fuerit, quantae opes, quanta in omni genere bellorum gloria, quanti honores populi Romani» (Cicerone, Pro Deiotaro, 12): XIII, 25n
Prolessi; prolettici: 407; 554: figura retorica consistente nel prevenire, confutandola, una possibile obiezione.
Protonia, protonica: XVI, 127-29; XXIII, 63: la condizione cioè della sillaba […] (o della vocale, del dittongo, della consonante) che nella parola viene prima della sillaba accentata.
Scempia, XVI, 127-29: semplice, non doppia
Teratologico (gusto), s. f. [dal gr. τερατολογία, propr. «esposizione, raccolta di cose mostruose», comp. di τερατο- «terato-» e -λογία «-logia»]: 269
Testò (fece testamento), 526
Vicario: XXV, 132n.
Zeugma, s. m. [dal lat. tardo zeugma, gr. ζεῦγμα, propr. «legame, unione», der. del tema di ζεύγνυμι «unire, aggiogare»] (pl. -i). – Una delle cosiddette «figure grammaticali», consistente nel far dipendere da un unico predicato due complementi o due costrutti diversi, dei quali uno solo si conviene a quel predicato, come nel noto verso dantesco: Parlare e lagrimar vedrai insieme (Inf. XXXIII, 9), dove vedrai si adatta soltanto a lacrimare, non a parlare: XV, 96-96; XXXIII, 9.

bellomo_2013.1570379973.txt.gz · Last modified: 2019/10/06 18:39 by francesco