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film_2015

Gennaio

Giovedì 1, prima di cena dai miei e poi una volta tornati in via Saluzzo, con Florence guardiamo La nuit américaine di Truffaut, del 1973.

Venerdì 2, solo in via Saluzzo, guardo un secondo film di Preston Sturges, The miracle of Morgan's creek, girato nel 1942 e uscito nel 1944.

Sabato 3, la sera guardo il film perfetto per chiudere il mio periodo di vacanza a Cuneo, fino alle 00.50: Johnny guitar, di Nicholas Ray del 1954: stupendo, uno dei più bei film western della storia del cinema. La copia che ho visto, e che sicuramente non cancellerò, è di qualità eccellente, con dei colori semplicemente magnifici.

Inseguitori vestiti a lutto, perché tornano in paese quando la banca è appena stata derubata di ritorno dal funerale, si armano ed iniziano le ricerche.

Joan Crawford
Sterling Hayden
Ernst Borgnine

Domenica 4, nel treno da Torino a Parigi guardo un secondo Ray: They live by night, del 1948.

Venerdì 9, la sera da me guardo un Lattuada, Dolci inganni, del 1960, con Catherine Spaak, Christian Marquand, Jean Sorel, Milly.

Sabato 10 e domenica 11, prima da Florence e poi, la sera di domenica da me a Belleville, guardiamo Rebecca, il magnifico primo Hitchcock americano, del 1940, con Laurence Olivier, Joan Fontaine e Judith Anderson.

Domenica 18, altro Hitchcock: Suspicion, del 1941, sempre con Joan Fontaine e con Cary Grant.

Febbraio

Lunedì 9, la sera da me: One, two, three, di Billy Wilder del 1961.

Martedì 10 tardi la sera e fino alle 0.37, Double indemnity, sempre di Wilder, ma del 1944, con una splendida Barbara Stanwyck.

Sabato 14, con Florence da me, tardi la sera e quindi praticamente dopo mezzanotte: L'Amour, l'après-midi di Rohmer, del 1972, che Florence non aveva mai visto. A me è piaciuto di più dell'ultima volta (non ne avevo un ricordo particolarmente buono, soprattutto del finale. Proprio il finale è ambiguo: lui le chiede se c'è qualcuno, intendendo forse nella sua vita, e lei risponde, nessuno, fino alle 5, intendendo in casa. Poi vanno in camera a fare “l'amore, nel pomeriggio”.

Domenica 15, poco prima di mezzanotte, guardo il breve documentario di Rohmer del 1966, Une étudiante d'aujourd'hui, già visto molti anni fa alla Cinémathèque di Chaillot.

Sabato 21, a casa da solo guardo The lost weekend, di Wilder del 1945. Un bel film sull'alcoolismo, ma quello di Blake Edwards, Days of wine and roses, del 1962, mi era piaciuto ancora di più. Per la prima volta noto la grande somiglianza di BHL con Ray Milland. La sua innamorata è Jane Wyman.

Marzo

Venerdì 13, nel pomeriggio da solo a casa d Florence, dopo essermi fatto togliere il dente del giudizio in basso a sinistra: Le ragazze di San Frediano, di Valerio Zurlini, del 1954. Eravamo proprio poveri ma belli, e le bombe avevano fatto meno danni delle macchine e delle pubblicità!

Aprile

Venerdì 3, in serata e sabato 4 la mattina, da me, guardiamo (io lo avevo già visto al cinema qui a Parigi anni fa) Estate violenta, un mediocre Zurlini tutto sommato, del 1959.

Domenica 5 (Pasqua) e lunedì 6, da solo: Triple agent di Rohmer del 2004. Molto bella l'attrice greca, Katerina Didaskalou.

Lunedì 13, Un prophète di Jacques Audiard, del 2008 con Tahar Rahim e Leïla Bekhti.

Sabato 18, alla Cinémathèque, Il grido di Antonioni. Mi ha un po' deluso questa volta, ne avevo un ricordo migliore.

Mercoledì 22 all'inaugurazione del ciclo Buster Keaton alla Cinémathèque, visto un breve spezzone del suo incontro con Langlois a Parigi nel 1962 (potrei sbagliarmi) e poi quattro film:

The love nest, 1923 - The cook, 1918 - One week, 1920 - Cops, 1922

Maggio

Mercoledì 6, The third man di Carol Reed

Lunedì 11, alla Filmothèque, invitato da Alain Garel per la sua lezione di cinema: Adieu Philippine, di Jacques Rozier del 1962. La lezione è stata fondamentale per farmi apprezzare il film.

Domenica 31, uno dei miei Rohmer preferiti, Le genou de Claire, del 1970, perché avevo voglia di un'atmosfera vacanziera. Claire è Laurence Mahon de Monaghan, dite Laurence de Monaghan (née le 11 novembre 1954). Quando il film è stato girato aveva quindici anni. La sorella più piccola, Laura, interpretata da Béatrice Romand (16 avril 1952), nella realtà ha due anni più di lei.

Giugno

Mercoledì 3: avevo voglia di vedere una coppia che “se déchire”, e allora ho rivisto il bellissimo film di Pialat del 1972: Nous ne viellirons pas ensemble.

«Tu m'aimes plus?»
«Si»
«Alors?»
«Moins»

Testo tratto dal bel sito DVD Classik: http://www.dvdclassik.com/critique/nous-ne-vieillirons-pas-ensemble-pialat:

Il serait vain ici de prétendre comprendre d’où émane la force toute puissante de ce film à une époque où s’accumulent les auto-fictions complaisantes. “Il faut oser se montrer telle quelle. Oser avouer que l’on est un mufle, un lâche, un caractériel.” Mais on peut affirmer que le film ne se livre à aucune psychologie, que jamais les personnages ne s’analysent devant la caméra. Pialat montre la vérité nue sans jouer les hypocrites qui ont l’air de prétendre qu’au fond, même s’ils sont difficiles à vivre, ils restent très intéressants comme sujets d’étude. “C’était un pessimiste horrible. Il n’arrêtait pas de dire une chose que je détestais, que la vie était une tartine de merde dont on est obligé de manger une bouchée chaque jour. Il était un peu aigre. Quand on lui faisait un compliment, ça l’agaçait et la moindre critique aussi. Alors comment faire ?” Il est rare que dans un film on ait l’impression d’avoir tous vécus la même expérience. Tant l’histoire de cette séparation ne s’embarrasse d’aucun spectacle si ce n’est la monotonie d’une certaine passion. Peut-être est-ce la raison qui en fit un grand succès populaire, un des rares de la carrière de Pialat : “Tout le monde s’est identifié à cette souffrance, à ce mal-être.”

Dans le générique de fin de Nous ne vieillirons pas ensemble, on peut voir Marlène Jobert s’amuser dans l’eau. Le plan renvoie à une scène du film où elle et Jean s’amusaient simplement dans l’océan. A cet instant ultime de la narration, l’image est tout simplement bouleversante. Quand on dit à Marlène Jobert qu’elle est devenue l’incarnation de la femme que tous les hommes ont aimé puis perdu, elle relève la tête, vous fixe les prunelle et sourit : “C’est vrai qu’à la fin quand je suis dans la mer, c’est vrai, il y a quelque chose Quelle bonne idée ! Ca c’est Pialat.”


Domenica 7, Loulou, di Maurice Pialat del 1980.

Martedì 9, lo straordinario (in tutti i sensi della parola!) A matter of life and death di Michael Powell and Emeric Pressburger, del 1946.

Mercoledì 10, inaugurazione del ciclo Singapore alla Cinémathèque, Sultan Mahmud Mangkat Di Julang, del 1961, di K.M. Basker.

Sabato 13, “Don't look now”, del 1973, di Nicolas Roeg, con Julie Christie e Donald Sutherland. Tratto da un racconto di Daphne Du Maurier. Lui lavora al restauro di San Nicolò dei Mendicoli. Tutti i difetti dei film di quegli anni: la fotografia alla Roiter (flou e riflessi), la musica (Pino Donaggio!), i giochi di specchi, il ralenty, il montaggio alternato, le scene di sesso spinto ridicole. Ad un certo punto si mette a chiamare il Vescovo, «Alberto»… «My sister hates it. She says it's like a city in aspic, left over from a dinner party, and all the guest are dead and gone». La pioggia fintissima in Inghilterra poi, ma si può! La bruttissima estetica di quegli anni terribili! Riconoscere il merito di Pialat, che, nello stesso identico periodo, riesce ad evitarla ed anzi a fare un film dalla fotografia splendida.


Mercoledì 17, con Laura e Forlani, alla Cinémathèque: The lady from Shanghai di Orson Welles, del 1947.

Luglio

Venerdì 3, The big combo di Lewis, del 1955. Non mi è piaciuto, come già non mi era piaciuto particolarmente Gun crazy.

Sabato 4, To live and die in L.A. di Friedkin, del 1985.

Domenica 5, ancora un Friedkin, il bellissimo Sorcerer del 1977.

Giovedì 9, altro Friedkin, questa volta il mediocre Cruising del 1980.

Domenica 12, Brief encounter, di David Lean del 1945.


Lunedì 13, The searchers, di Ford, del 1956.


Mercoledì 15, con Laura all'inaugurazione del ciclo John Flynn alla Cinémathèque: Rolling thunder, del 1977. C'erano anche Roberto Giacone e la sua compagna, e dopo siamo andati a bere una birra insieme e a parlare dei vecchi tempi dell'Istituto.


Domenica 19 luglio, The long voyage home di Ford, del 1940.


Giovedì 23, Police di Pialat del 1985.


Venerdì 24, The outfit, un bellissimo Flynn del 1973 alla Cinémathèque con Mariolina, Laura e Bruno.

Sabato 25, con Laura (e Shi-Ling, seduto alla sua sinistra) alla Cinémathèque, il terzo Flynn della serie: Best seller, del 1987.

Domenica 26, alla Cinémathèque con Mariolina, Laura e Bruno: Under Capricorn, un Hitchcock del 1949 a colori poco conosciuto in Italia. Eccellenti Ingrid Bergman e Joseph Cotten.

Settembre

Domenica 13, episodio S01E36 di The Twilight Zone: A world of his own.


Lunedì 14, episodio S01E34 di The Twilight Zone: The after hours.


Domenica 20, sul TGV da Torino a Parigi: The stranger di Orson Welles, del 1946, con uno straordinario Edward G. Robinson. La ragazza in bilico all'interno del campanile è Loretta Young (1913-2000).


Lunedì 21, L'arte di arrangiarsi di Luigi Zampa, del 1955, con Alberto Sordi.


Martedì 22, The Twilight Zone, S01E35: The Mighty Casey.


Mercoledì 23, un bellissimo Siegel, Madigan, del 1968, con Richard Widmark (Madigan) e Henry Fonda (Commissioner Anthony X. Russell).


Sabato 26, alla Cinémathèque con Florence: Comment je me suis disputé... (Ma vie sexuelle). La séance per noi due è abbastanza eccezionale: è la prima volta che vediamo il film insieme su grande schermo, e soprattutto siamo particolarmente interessati al “Dialogue [di un'oeretta] avec Mathieu Amalric et Arnaud Desplechin” che segue. Prendiamo gli appunti che adesso ho inserito nella pagina dedicata al film (cliccare qui sopra).

Ottobre

Lunedì 5, con Florence alla Cinémathèque per l'avant-première del bel film di Philippe Faucon, Fatima.

Sabato 17, con Florence da me iniziamo a guardare Nous ne vieillons pas ensemble, uno dei miei Pialat preferiti. Però iniziamo alle 00.40 e quindi dopo un'oretta siamo costretti a smettere.

Sabato 24, da me, finiamo il Pialat iniziato una settimana fa.

Novembre

Sabato 7, sul grande televisore nella stanza da letto del primo piano del loft di Matthieu a Nancy, guardiamo Remorques di Grémillon del 1941, con Jean Gabin e Michèle Morgan. Sua incredibile somiglianza con Alida Valli.

Domenica 8, sempre a Nancy, e sempre sul grande televisore collegato all'HP Stream 11, guardiamo uno Zampa: Gli anni ruggenti del 1962. Se non sbaglio è uno dei suoi più famosi, uno dei suoi film considerati più riusciti, ma a me non piace particolarmente: è retorico, molto retorico.

Sabato 22, guardo da me Madagascar, il primo della serie, del 2005.

Dicembre

Venerdì 4 sera e sabato 5 mattina da me, rivedo Don't look now di Roeg, già visto a giugno, ma questa volta lo vedo insieme a Florence, e a pochi giorni di distanza dal nostro ultimo soggiorno veneziano. Riprendo la conversazione tra John (Donald Sutherland) e la donna cieca, Heather (Hilary Mason), perché mi era sfuggito il riferimento a Milton (1608-1674: “By 1654, Milton had become totally blind; the cause of his blindness is debated but bilateral retinal detachment or glaucoma are most likely. His blindness forced him to dictate his verse and prose to amanuenses (helpers), one of whom was the poet Andrew Marvell. One of his best-known sonnets, On His Blindness, is presumed to date from this period.”):

- «My sister hates it».

- «That's too bad».

- «She says it's like a city in aspic, left over from a dinner party, and all the guests are dead and gone. It frightens her. Too many shadows.» […] «Milton loved this city. Did you know that?».

- «No. That's interesting».

Lunedì 21, la sera in via Saluzzo a Cuneo: Singin' in the rain di Gene Kelly e Stanley Donen, del 1952.

Gene Kelly as Don Lockwood. His performance in the song “Singin' in the Rain” is now considered iconic.
Donald O'Connor as Cosmo Brown.
Debbie Reynolds as Kathy Selden.
Jean Hagen as Lina Lamont.
Millard Mitchell as R.F. Simpson.
Cyd Charisse (“le più belle gambe di Hollywood”) as Gene Kelly's dance partner in the “Broadway Melody” ballet.

Venerdì 25, la sera tardi in via Saluzzo guardo un mediocre film breve di joseph h. lewis, So dark the night, del 1946. Ambientazione francese pessima, recitazione quasi insostenibile, con dei finti accenti: il film si salva solo nel finale.

Domenica 27, sempre in via Saluzzo, guardo Il cappotto di Astrakan, di Marco Vicario del 1980. Altro titolo da aggiungere alla lista sul tema del “doppio”: Piero, che incontra a Parigi il suo doppio, Maurice. Andava visto, comunque, perché illustra i rapporti Italia-Francia in quegli anni, con tutti i luoghi comuni del caso. Molto bella l'ambientazione a Luino. Come è stato adattato il romanzo di Piero Chiara? Il libro non è un capolavoro, ma almeno è divertente, mentre il film a tratti riesce ad essere noioso.

Johnny Dorelli (1937)
Andréa Ferréol (1947), assomiglia alla Devos, è un po' quel genere
Carole Bouquet (1957)

Appena finito decido di rifarmi gli occhi e di vedere un altro film: Sin city, di Frank Miller e Robert Rodriguez, del 2005, già visto venerdì 11 e sabato 12 ottobre 2014.

Hartigan: Bruce Willis; Nancy: Jessica Alba; Marv: Mickey Rourke.

Guardo solo la prima parte, i primi 43' (su 2h21'), poi lo ripercorro per prendere alcune catture di schermo.

film_2015.txt · Last modified: 2023/03/28 10:00 by francesco