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film_2013

Gennaio

Fritz Lang, The big heat, 1953. L'avevo cominciato a Cuneo con Florence alla fine del nostro soggiorno e l'ho finito a Parigi.

Rivista Vertigo sur les années 80 [automne 2012], fatta benissimo con tante idee di film da vedere o rivedere. L'argent, Pialat, Une chambre en ville di Jacques Demy, J.J. Abrams, Super 8. Quatre nuits d'un rêveur: un Bresson rarissimo (lo scarico con torrent ma è di pessima qualità) che ha ispirato Eustache per La maman et la putain e che ha lanciato la Weingarten, appunto, la Gilberte di Eustache. Gravissimo che non ne sapessi niente. E poi Friedkin e Don Siegel. Altro regista che scopro leggendo (e rileggendo…) la rivista è Laurent Perrin.

Dieci inverni, di Valerio Mieli, 2009. Con Flo da me sabato 19 gennaio. Non mi è piaciuto per nulla, benché all'Istituto me lo avessero raccomandato. Non mi ricordavo che il ragazzo stesse trasportando una pianta di kaki sul vaporetto… come mostra la foto a sinistra.

Domenica 20 gennaio: Quatre nuits d'un rêveur, il famoso film di Robert Bresson del 1971 che avrebbe così tanto influenzato La maman et la putain, che è invece del 1973. Intanto il Bresson è a colori. La copia che ho scaricato è di pessima qualità, ma veramente pessima: l'hanno filmato da un televisore! Certo, la scena del bar, a pochi minuti dalla fine, ricorda tantissimo quella al Train bleu. Ma qui lui la tocca, le mette la mano tra le gambe, mentre nell'Eustache non siamo ancora a questo stadio. Jacques (pittore) e Marthe. Alla fine lei lo lascia per il suo primo amore, che ha aspettato per un anno. Bella a scena finale, in cui lui registra su un magnetofono la sua voce che recita un finale diverso.

La stessa sera riprendo anche la prima parte de Les vampires, La tête coupée. Ne ho scaricata una nuova versione, superiore alla precedente. Superiore per la qualità video e con una bella colonna sonora. Il primo episodio dura 30' esatti. Sologne, Sant-Clémént-sur-Cher, dove Philippe Guérande è inviato dal direttore del Mondial ad indagare sui Vampiri. Lo guardo di nuovo con Florence venerdì 25 gennaio, la sera molto tardi.

Vista poi la seconda parte dei Vampiri con Flo, sempre a gennaio.

Febbraio

Sabato 2 febbraio vedo L'argent di Bresson per la prima volta. Bellissimo. E Barnier, in cella, che parla d'argent? Incredibile! Da un fatto non commesso e del quale siamo accusati e per il quale puniti, cosa mai possiamo diventare? Massimo ha scritto le sue prime righe sul cinema proprio su questo film, che secondo lui è uno dei più belli di Bresson. Allan lo considere inferiore ai suoi supremi, ma sempre un grande film. Le due pagine di Vertigo sono capitali per capirlo.

Domenica 3 febbraio da Flo: terza parte dei Vampiri.

Lunedì 4 febbraio da me: Nous ne vieillirons pas ensemble di Maurice Pialat con Marlène Jobert, Jean Yanne e Macha Méril. Film del 1972, mi è piaciuto, ed è il mio primo Pialat. Altri tempi!

Martedì 5 febbraio: inizio A nos amours, ma non arrivo fino alla fine, me ne manca meno di un'ora. Titolo rimbaldiano.

Mercoledì 6: vado un po' avanti, ma senza finire il film. Sono raffreddato e stanco.

Giovedì 7: finisco il film di Pialat. Questa compiacenza nel filmarsi, non ricorda un po' Moretti?

Sabato 9, pomeriggio: guardo Filomena Marturano, B&N, bravissimo Eduardo, lei, Rosalia e anche Alfredo. Tre atti. Scelto a casa dopo che me ne aveva parlato Jamila Benattou, che ha guardato tutto Eduardo per imparare l'italiano. Scelto bene, proprio in questi giorni in cui si parla tanto di filiazione e di paternità. Lei quando strappa la parte di banconota che conserva la data in cui fu concepito il figlio suo e di Domenico: “I figli non si comprano”. “I figli sono figli”.

Domenica 10, a Roma, da Benedetta, in via di Ripetta, guardo la quarta parte dei Vampiri: Lo spettro.

Venerdì 22, alla SCAL, av. Velasquez, a due passi dal parc Monceau, con Florence vediamo il documentario di Angelo Caperna su Ranuccio Bianchi Bandinelli, Un homme mediocre. Il giudizio che Florence ed io abbiamo sul film è complesso: si tratta di un film non facile, che ha certo molte pretese e alle volte l'intrecciarsi di immagini d'archivio e di immagini riprese nella Roma di oggi non ci sembra riuscito.

Sabato 23, con Florence, da me, dopo pranzo, riguardo la quarta parte dei Vampiri.

Domenica 24, guardo Les anges du péché di Bresson, del 1943. Ancora un suo film che parla di carcere, come Un condamné à mort s'est échappé (1956) e come L'Argent (1983). E probabilmente anche come altri suoi film, Pickpocket (1959) per esempio?

In serata, quinto episodio dei Vampiri: L'evasion du mort. Si conclude con Philippe che mostra a Mazamette una pagina dell'edizione Alfred Mame delle Fables di La Fontaine: En toute chose il faut considérer la fin.

Martedì 26 e mercoledì 27, in due serate, guardo Le corbeau di Clouzot.

Marzo

Venerdì 1 marzo, a casa mia, con Florence, riguardo la quinta parte dei Vampiri.

Sabato 2, guardo sul divano la sesta parte dei Vampiri: Les yeux qui fascinent, una delle più lunghe e complesse. Grand Veneur di Fontainebleau, inserto del racconto sulla guerra di Napoleone in Spagna.

Domenica 3, settima parte dei Vampiri, Satanas. È l'episodio con più tecnologia: telefoni, registratori di voce, un cannone semovente, etc etc

Mercoledì 12, con Florence, alle 20, inaugurazione della prospettiva Tay Garnett alla Cinémathèque. Stand-in, del 1937.

Sabato 9, con Florence, la sera da me guardiamo Il grido di Antonioni, del 1957. Fa parte del nostro ciclo di film sul Po.

Sabato 16 e domenica 17 mattina, con Florence, da me, guardiamo Le Rayon vert di Rohmer, del 1986. Non lo vedevamo entrambi da lungo tempo.

Domenica 17, sera, da solo sul divano, Chabrol, Que la bête meure, del 1969. Considerato come uno dei suoi più bei film. Scena iniziale ad Argol, all'imboccatura della penisola di Crozon (primo romanzo di Julien Gracq - Au château d'Argol, 1939). Contiene molte citazioni letterarie, Nouveau roman, Iliade (che il protagonista preferisce all'Odissea, a differenza della maggior parte delle persone), l'Ecclesiaste (Il existe un chant sérieux de Brahms qui paraphrase l'Ecclésiaste : “Il faut que la bête meure ; mais l'homme aussi. L'un et l'autre doivent mourir.”), la tragedia greca (“un uomo uccide un bambino e suo figlio lo uccide”). Il brano di Brahms [(Vier Ernste Gesänge (Quatre Chants sérieux) - op. 121 (1896)] è parte della colonna sonora del film, cantato da Katleen Ferrier, all'inizio e alla fine. La sceneggiature è scritta da Paul Gégauff in collaborazione con Chabrol.

Il padre, Michel Duchaussoy L'assassino, Jean Yanne Hélène, Caroline Cellier Il commissario, Maurice Pialat

Venerdì 22 e Sabato 23 mattina, da solo a casa, altro Chabrol, più tardo: Juste avant la nuit, del 1971. È incredibile pensare che a soli due anni di distanza da Que la bête meure, si passi da un'atmosfera anni 60 a una anni 70, benché chiaramente di inizio anni 70.

 Sabato 23, scarico da YouTube e guardo, su consiglio di “Mabuse” del Sole domenicale, La pretora, di Lucio Fulci, del 1976. “Nel 1976 diresse la sua ultima commedia, La pretora, che presenta il primo nudo integrale di Edwige Fenech.”

La sera guardo ancora Les noces rouges, sempre di Chabrol, del 1973. Frase finale, di Piccoli ammanettato e sulla camionetta con la sua amante/complice, la Audran, che risponde all'ufficile di polizia che gli chiede perché non sono semplicemente andati via, dopo l'omicidio: “Partir? Non, nous n'avons jamais songé à partir.”

Venerdì 29 sera e sabato 30 mattina, da me con Florence guardiamo Paisà, di Rossellini, del 1946.

Sabato 30, da solo, riguardo Le deuxième souffle, di Jean-Pierre Melville, del 1966. Con: Lino ventura, Paul Meurisse.

Sempre sabato 30, da solo, guardo un vecchio Maigret scaricato casualmente (l'ho scaricato in realtà perché mi è stato suggerito dal sito, dopo che avevo cercato un film che Florence vorrebbe vedere: Leur dernière nuit di George Lacombe, del 1953) da YouTube: Maigret tend un piege, di Jean Delannoy, del 1958 con attori famosi: Jean Gabin, Lino Ventura, Annie Girardot.

Domenica 31 — giorno di Pasqua — da Florence, guardiamo un mediocre film degli anni cinquanta solo perché il protagonista, Jean Gabin, è un bibliotecario (e bandito allo stesso tempo). Leur dernière nuit, di Georges Lacombe, del 1953. Avremmo potuto scegliere qualcosa di più spirituale, per l'occasione.

Aprile

Mercoledì 3, con Florence, a casa mia, guardiamo la prima parte di Fire balls, di Howard Hawks, del 1941.

Sabato 6, Sous le soleil de Satan di Pialat, 1987, a casa da solo. Complesso, nell'insieme mi è piaciuto molto. Chissà perché quell'anno al vittoria a Cannes venne così contestata.

Domenica 7, la sera, da me con Florence guardiamo la prima parte del Van Gogh di Pialat, 1991.

Giovedì 11, la sera da me guardo Le samouraï, di Melville, del 1967. Bello, ma inferiore al Deuxième souffle.

Venerdì 12, con Florence continuiamo il Van Gogh di Pialat. Sono stanco, mi piace di meno e mi annoio. Stucchevole? Ci resta ancora un'oretta. Vincent e Teo sono troppo francesi, parlano senza accento e anzi, con un tono troppo parigino.

Sabato 13, da solo a casa: Une femme douce, Bresson, 1969. Il film si apre con il suicidio della ragazza, Dominique Sanda, bellissima a 18 anni (è del 1951). Poi è tutto costruito come un flash-back, nel corso del quale il marito racconta il loro rapporto alla cameriera, Anna, che ascolta in silenzio e pregando - inginocchiata su di una sedia - vegliando il cadavere che è stato portato sul letto di casa. Doppia mise en abîme, prima vanno al cinema e vedono un film con libertini del 700 (Pierre Clementi) e poi vanno a teatro e vediamo la scena finale dell'Amleto, mise en scène par Bresson!

Televisione: filmato di Formula 1, la prima volta che la giovane sposa entra nella camera da letto e accende la televisione, prima di fare un bagno e poi di andare al letto con il marito. Più tardi, lui guarda un documentario sulla seconda guerra mondiale.

Ci avviciniamo alla fine del film sapendo già come finirà, ma il saperlo non allieva le nostre sofferenze ma anzi aumenta l'angoscia.

Il film si conclude con un'inquadratura del coperchio che viene avvitato sulla bara.

Venerdì 19, finiamo, da me, Van Gogh di Pialat: che delusione! Solo luoghi comuni, alcune parti decisamente troppo lunghe, i due fratelli completamente francisé. Pessimo ultimo film da arricchito.

Domenica 21, fino alle 00:15 di lunedì mattina, ho rivisto Le doulos, del 1962 e posso dire che è il mio Melville preferito. Tutto è perfetto. Bellissimo l'inizio, con Reggiani che cammina sotto dei cavalcavia. Come sempre, si parla poco, e le prime parole, dopo alcuni minuti, sono “T'as mangé?”. Reggiani, Belmondo e in un ruolo minore, Piccoli. I ritals che piacevano di più a Melville, insieme a Ventura naturalmente. Jean (Aimé de March), di una bellezza tranquilla. Si vede anche Belleville, proprio dove adesso c'è il parc, zona dove sorgeva la casa di Perec.

Frase finale, di Belmondo, che telefona dalla sua villa prima di morire: “Fabienne, je ne viendrai pas ce soir”.

Giovedì 25 aprile, la sera da me guardo Lola, il primo Jacques Demy.

Venerdì 26, la sera ho visto L'aîné des Fechaux (1963), un Melville riuscito male per vari motivi, d'accordo, e probabilmente non per colpa sua, ma è veramente un film mediocre. Tratto da un romanzo di Simenon. Musica insopportabile.

Sabato 27, anzi, domenica 28 visto che l'abbiamo cominciato dopo la mezzanotte, con Florence, da me, L'avventura di Antonioni, 1960, per preparare il nostro viaggio in Sicilia. Non riusciamo a finirlo (2h25') e lo riprendo nel pomeriggio da solo.

Domenica 28, guardo — da solo mentre Florence è in viaggio per Roma — lo Scarface di Howard Hawks e Richard Rosson, del 1932.

Martedì 30, la sera, prima della mia partenza per la Sicilia, L'eau froide di Olivier Assayas, del 1994. Discreto film sugli anni '70 (si svolge nel 1972) con una giovanissima, bellissima, Virginie Ledoyen (1976).

Maggio

Martedì 14 maggio, inizio il film di Pialat, L'enfance nue, del 1969. Tristissimo, non riesco a finirlo e lo rimando ad un altro momento.

Venerdì 17 maggio, intorno alle 11 di sera inizio a guardare Les diaboliques di Henri-Georges Clouzot, del 1955.

Sabato 18, Park row di Samuel Fuller, sulla storia dei giornali negli USA.

Domenica 19, da me con Florence, Peau d'âne di Jacques Demy, del 1970. Camp!

Lunedì 20, Quai des Orfèvres di Clouzot, del 1947 con uno straordinario Jouvet e un giovane Blier. Simone Renant, fotografa lesbica.

Venerdì 24, The Tenant, di Roman Polanski del 1976. Ne ha brevemente parlato ieri sera Teresa a me e a Bianca. Film sui cattivi rapporti con i vicini a Parigi… Bel cast: Isabelle Adjani, Shelley Winters, Rufus, Claude Piéplu.

Sabato 25, Play dirty, il più bel film di André De Toth secondo Allan. Girato nel 1968, in Spagna. Dura 117'. Genere film di guerra (Seconda guerra mondiale in Nordafrica) che finisce con l'essere antimilitarista: sono i superiori che tradiscono i soldati, sono loro che “giocano sporco”. Bravo Michael Caine.

Domenica 26, The night of the hunter, lo stupendo film di Charles Laughton del 1955. Robert Mitchum (reverend Harry Powell), Shelley Winter (Willa Harper) e Lilian Gish (Rachel Cooper). Numerosissimi i riferimenti biblici, ma spesso sono più che riferimenti; Il sacrificio di Isacco, Mosè, etc. etc.

Giovedì 30, Psycho, di Alfred Hitchcock, del 1960.

Venerdì 31, Marnie, sempre per il ciclo Hitchcock, del 1964. Lil, la cognata del protagonista è interpretata da Diane Baker, che lavorò in alcune serie americane famose come Sulle strade di San Francisco e Love boat.

Giugno

Sabato 1, nel pomeriggio, finisco Marnie. Forse è il film più bello in cui Sean Connery abbia avuto la fortuna di recitare.

Sabato 1, la sera, con Florence da me, guardiamo, Lola, di Jacques Demy, del 1961. A Florence piace molto.

Luglio

Giovedì 11, Strangers on a train, di Alfred Hitchcock del 1951. Bellissima la figlia (Anne, Ruth Roman) del senatore Morton (Leo G. Carroll). Bravo il “lunatic” (Robert Walker). Il protagonista, giocatore di tennis, è Farley Granger.

Sabato 13, guardiamo Sabrina, di Billy Wilder, che Florence non aveva mai visto. La scuola di cucina a Parigi…

Domenica 13, guardiamo la fine dell'episodio 7b dei Vampiri.

Sabato 20 sera/domenica 21mattina, guardiamo Comment je me suis disputé… (ma vie sexuelle), del 1996, di Arnaud Desplechin. Difficile trovare un film che abbia contato di più per me e per la mia vita parigina, a parte La maman et la putain. La storia tra Paul e Esther è il centro del film, e sono lì che vanno cercare le scene più belle e più emozionanti; prima ilitigi, ma dopo la rottura — soprattutto — Esther che cambia e si emancipa, da sola. Il suo monologo, cioè le lettera che scrive a Paul camminando per strada e seduta al bar, con camera di faccia; il loro dialogo, mesi dopo, in bd Richard-Lenoir; la sua voglia di essere incinta.

Domenica 20, The killer, di John Woo, 1989. Estetica particolare, camp, ma bella. Stupenda la telefonata a Jenny dal molo nella nebbia. Originale la sfida tra il killer “buono” e il poliziotto idealista (Eddie). Scena del tè da Jenny, con i due che si mirano a vicenda senza che lei se ne accorga: molto spiritosa. Rapporto tra Sidney, ex killer con una mano bloccata, e John, per il quale si sacrifica. “Unusual cop” e “unusual killer”, alleati. In chiesa, candele e colombe. Anche John viene accecato, e così non può lasciare le sue cornee a Jenny.

Venerdì 26, la sera guardo un bellissimo film di Georges Franju, conosciutissimo ma che non avevo mai visto: Judex, del 1963. È un remake/omaggio a Louis Feuillade. Scritto la Francis Lacassin. Sulla spiaggia, ultima scena del film, compare la scritta “En hommage à LOUIS FEUILLADE / En souvenir d'une époque / qui ne fut pas heureuse / 1914”. Luoghi nervaliani: Chaâlis e Loisy. Si può visitare la fondazione Jacquemart-André? In ogni caso penso di aver fatto bene a comprare la versione originale, del 1916, in DVD su amazon.com: spero però che mi arrivi prima della partenza per l'Italia.

Sabato 27, inizio Frenzy di Alfred Hitchcock del 1972 e anche L'odore della notte di Claudio Caligari, del 1998, con Valerio Mastrandrea, Marco Giallini e con Francesca d'Aloja (in un ruolo di pochi minuti), di cui mi parlava appunto Filippo Bologna qualche giono fa. È lui che mi ha consigliato questo film: non male, certo, sicuramente superiore a Placido, descrive bene quegli anni tra le fine dei Settanta e l'inizio degli Ottanta (il film finisce nel febbraio 1983).

Domenica 28, alle 21 smetto di perder tempo ed inizio a guardare un altro film del mio ciclo Alfred Hitchcock: Dial M for murder, del 1954 con Ray Milland, Grace Kelly e Robert Cummings. Stupendo: chiaramente l'avevo già visto più volte ma non mi ricordavo il punto chiave: “Swann's own latchkey”, scoperto dall'ispettore Hubbard (John Williams).

Lunedì 29, con Florence alle 18.50 andiamo finalmente a vedere La grande bellezza di Paolo Sorrentino del 2013 all'mk2 Odéon. Anche Fabio Carpi qualche giorno fa mi ha detto che soltanto l'aver visto il trailer gli aveva tolto la voglia di vedere tutto il film; sono quasi sicuro che il film non mi piacerà (non è il mio genere) ma visto che per mesi tutti me ne parleranno al lavoro, non posso evitarlo. Il film non mi è piaciuto, ma devo dire che mi aspettavo persino qualcosa di peggio.

Agosto

Sabato 3, a casa di Flo guardiamo la prima ora di Les enfants du paradis, di Marcel Carné, del 1945.

Domenica 4, sempre da Flo, dopo colazione, finiamo la prima parte del film e guardiamo tutta la seconda.

Alle 16 ho appuntamento con Massimo Olivero alla Cinémathèque per vedere un vecchio film con Bette Davies (sua passione), Front page woman, del 1935, di Michael Curtiz. Gli parlo di Les enfants du paradis e constato che il suo giudizio è negativo: “da noi in quegli anni Rossellini faceva Roma città aperta e Paisà. Arletty è la loro Anna Magnani”. Ha ragione — forse — quando si pensa che in quegli anni così drammatici tutto quello che sono riusciti a fare è un film delicato e poetico, certo, con il Pierrot e la pantomima, fantastici, ma la guerra? Gli ebrei? I partigiani? O Rossellini era ossessionato, oppure in Francia si è iniziato molto presto a non voler parlare di quelle cose. A quel punto è comprensibile che la Nouvelle vague guardasse così tanto all'Italia.

Domenica 11, da Florence, nel tardo pomeriggio guardiamo, nella stanza di Louen, Le acrobate, il film del 1996 di Silvio Soldini che si svolge tra Treviso e Taranto. Purtroppo è abbastanza deludente.

Guardiamo anche il nono episodio di Les Vampires.

Lunedì 12, guardiamo la X e ultima puntata di Les Vampires.

Giovedì 15, la sera da Florence guardo un altro film di Alfred Hitchcock, The trouble with Harry, commedia stile humour noir, del 1955. Il posto in cui il film è stato girato è stupendo, costa Est degli Stati Uniti? Il deputy sheriff chiama “Montpellier 2000” ad un certo punto. C'è una giovane Shirley MacLane. Finisco il film all'una e cinquanta.

Venerdì 16, alle 18.15 inizio a guardare Un flic di Jean-Pierre Melville, del 1972. Non l'avevo mai visto. Stazione di La Roche-sur-Yon. I caseggiati per i vacanzieri saranno a La Baule? No, scopro dall'articolo Wiki che si tratta di Saint-Jean-de-Monts, en Vendée. Però è impossibile guardarlo nella camera di Tinaïg, perché les perruches fanno un casino incredibile, eccitate dai dialoghi. Devo cercare i miei auriculari… Lasciano il ferito nella clinica Geoffroy-Saint-Hilaire, del Quinto, davanti alla quale sono passato spesso. Delon/Deneuve, non fanno scintille. Pessime le sequenze con il treno e l'elicottero finti, dei modellini! Alcune scene mi dicono qualcosa, probabilmente l'avevo già visto a Cuneo anni fa, oppure con Allan in un ciclo Melville di chissà quando; per esempio, la grossa calamita rossa che usa per aprire la porta del vagone-letto. Assurdo che Coleman lasci che Weber si suicidi, chiudendo la porta: è chiaro che non gli avrebbe sparato, un ex direttore di banca non spara ad un commissario. È proprio un Melville minore, per dei piccoli particolari, ma minore.

Domenica 18, a Cuneo, guardiamo il primo episodio, cioè il Prologo, di Judex, del 1916, di Louis Feuillade.

Lunedì 19, primo episodio di Judex.

Giovedì 22, a Pontechianale, in serata guardiamo insieme, per la prima volta, La règle du jeu, di Jean Renoir che io ho già visto due volte, una delle quali recentissimamente. Ma adesso ho letto, almeno, la voce Wikipedia sul film e ne so qualcosina in più.

Venerdì 23, guardiamo, un po' a sorpresa, Adolphe di Benoît Jacquot, del 2001. A me piace, come mi era piaciuto quando uscì e lo vidi con Clelia. L'unico problema del film è forse la Adjani.

Sabato 24, settimo e ottavo episodio di Judex. Continuo a trovarlo molto inferiore a Les Vampires..

Dopo cena guardiamo The man who knew too much, il bel film di Alfred Hitchcock del 1956. Lo rivedo dopo molti alti, e sono colpito come le prime volte, quando ero ragazzo. Quella Londra spettrale, anni Cinquanta!

Domenica 25, nel pomeriggio guardiamo L'amico di famiglia, di Paolo Sorrentino, del 2006. Storia di un usuraio dell'agro-pontino. Fabrizio Bentivoglio come già nelle Acrobate fa il veneto… ma questa volta sogna di lasciare tutto per andare in Tennessee, visto che è un appassionato di musica Country.

Lunedì 26, dalle otto alle nove di sera guardiamo Sicilia! di Jean-Marie Straub et Danièle Huillet, del 1998

Martedì 27, sempre a Pontechianale, guardiamo, prima di cena, Une chambre en ville di Jacques Demy, del 1982. È grottesco, ridicolo, a malapena sopportabile. Cosa dire per esempio della scena finale, con il suicidio della Sanda, che cade con gli occhi aperti proprio di fianco alla testa di Berry, ucciso poco prima da un colpo di manganello? Il film dovrebbe essere centrato sulle manifestazioni dei portuali a Nantes del 1955. E, sempre della Sanda, che passa due giorni indossando solo una pelliccia, senza niente sotto — nemmeno le mutande — perché “non ha più niente da mettersi”! Continuo a chiedermi cosa sia successo a Demy, perché è stato in grado di fare due bei film e poi più niente, assolutamente niente, se non della spazzatura. Un giorno o l'altro Florence ed io avremo il coraggio di vedere i suoi due ultimi film degli anni Ottanta? Scommettiamo e Florence vince una pizza: secondo me Mme Sforza era Bernadette Lafont, ma invece non è lei, le assomiglia solo molto.

Settembre

Mercoledì 11, alla Cinémathèque, guardiamo La strategia del ragno del 1969 di Bernardo Bertolucci. Lontanamente ispirato a J.-L. Borges.

Ottobre

Mercoledì 2, alla Cinémathèque, Florence ed io guardiamo Fargo dei fratelli Cohen (1996) e ne rimaniamo entrambi piuttosto delusi.

Domenica 6. Guardo Days of wine and roses di Blake Edwards del 1962, con Jack Lemmon e Lee Remick. Bellissimo brano di Henry Mancini.

Domenica 20. Guardo Escape from Alcatraz di Don Siegel del 1979, con Clint Eastwood. Finisce bene!

Venerdì 25, guardo The killers di Don Siegel del 1964, con Lee Marvin (la sua voce profondissima non l'avevo mai sentita nell'originale), John Cassavetes e Clu Gulager. È tratto da Hemingway.

Domenica 27. Finiamo di guardare da me Il mulino del Po di Alberto Lattuada del 1949. Fa parte del nostro ciclo di film sul Po.

Mercoledì 30. Guardiamo, da me, la prima mezz'ora di Mon oncle di Jacques Tati, del 1958, ma poi sono troppo stanco per continuare.

Novembre

Venerdì 1, guardo da me un altro film di Don Siegel, The invasion of the body snatchers, del 1956; classico della fantascienza che in italiano si intitola L'invasione degli Ultracorpi. Molte le inquadrature notevoli: penso in particolare a quando la coppia si nasconde nella grotta/miniera sotto delle assi al suolo, assi calpestate dagli inseguitori che noi vediamo dal punto di vista dei ricercati.

Sabato 2, finiamo di guardare, da me, Mon oncle di Jacques Tati, il suo primo film a colori uscito nel 1958 ma girato nel 1956 e 1957. Ne discutiamo poi domenica a colazione. Un professore di collège, oggi, non potrebbe farlo vedere in classe, perché il film risulterebbe troppo reazionario: la Francia che Tati critica, anzi, che rifiuta con un certo manicheismo, è proprio quella che esiste oggi e che i ragazzini apprezzano. C'è molto Chaplin, ma in salsa franco-francese che lo rende ormai meno fruibile al pubblico di oggi. Chiara la sua influenza su fenomeni come quello di Amélie Poulain. In questo articolo http://www.ecrans.fr/Jacques-Tati-mon-oncle-incarne,6891.html di Libération del 2009 scopro che lo strano doppiaggio dei sui film può essere definito «bande-son subliminale».

Sabato 7, Florence trova su YouTube sia il cortometraggio di Antonioni, Gente del Po, del 1947, che quello di Vancini, Delta padano, del 1951, a proposito del quale avevo letto il bel libricino:

Delta padano di Florestano Vancini : storia di un film e del suo restauro / a cura di Giovanna Boursier. - Roma : Archivio Audiovisivo del Movimento operaio e democratico, 1999. - 157 p. : ill. ; 12×20 cm.

Visto che è tardi inizio con il film di Antonioni, più breve dell'altro (solo 11').


Alla fine, siccome non riuscivo a prendere sonno, mi sono riguardato il bellissimo Get Carter di Mike Hodges, del 1971, con Michael Caine e John Osborne. Immagino che Newcastle non sia mai stata filmata così bene. Ho finito il film ed erano le 3.57!


Domenica 17

Riguardo il Melville preferito di Allan (così suppongo, vista la cura con la quale lo “protegge”), Bob le flambeur del 1955. Probabilmente se ama Parigi è grazie a questo film, soprattutto. Bob abita in un atelier al 36 avenue Junot. Ben fatto questo post sui luoghi del film: http://www.thecinetourist.net/godard-and-melville-the-view-from-the-rue-jenner.html

Dicembre

Domenica 1, guardo The killers, la prima versione, del 1946, di Robert Siodmak, dopo aver visto il remake di Siegel. Qui ci sono Burt Lancaster e Ava Gardner. Il detective dell'assicurazione è Edmond O'Brien.

Venerdì 6, la sera da me guardo Baby face Nelson di Don Siegel del 1957. Purtroppo la qualità è pessima. La compagna di Mickey Rooney è Carolyn Jones.

Venerdì 13, la sera, da me, guardo il primo tempo di Nessuno torna indietro di Alessandro Blasetti del 1943, tratto dal romanzo di Alba de Céspedes.

Domenica 15, alle 19.30, La maman et la putain di Jean Eustache alla Cinémathèque con Florence.

Sabato 21, a Cuneo. Gun grazy di Joseph H. Lewis del 1950.

Domenica 22, sempre a Cuneo, la versione televisiva di Questi fantasmi di Eduardo de Filippo, con Eduardo e Regina Bianchi.

Martedì 24, continuo la serie Hitchcock: Stage fright del 1950.

Mercoledì 25, ancora Hitchcock: The wrong man, del 1956, con Henry Fonda e Vera Miles.

La sera rivedo per l'ennesima volta Le doulos di Melville, film del 1962.

Domenica 29, Quai des Orfèvres di Henri-Georges Clouzot, del 1947. Mi è piaciuto ancora di più della prima volta, forse perché adesso l'ho visto dopo Les enfants du paradis e mi sembra di notare che il regista voglia gareggiare con quel film, per superarlo.

film_2013.txt · Last modified: 2020/08/08 23:57 by francesco