1 / Alessandro Manzoni. - Milano : Adelphi, 1986. - XV, 1008 p., 1 ritr. ; 21 cm. - Il vol. contiene: Lettere dal 1803 al 1832.

2 / Alessandro Manzoni. - Milano : Adelphi, 1986. - 1007 p., 1 ritr. ; 21 cm. - Il vol. contiene: Lettere dal 1833 al 1853.

3 / Alessandro Manzoni. - Milano : Adelphi, 1986. - 1369 p., 1 ritr. ; 21 cm. - Il vol. contiene: Lettere dal 1854 al 1873.


Dell’esperienza esemplare del Manzoni, come intellettuale tra i maggiori del Romanticismo europeo e coscienza tra le più modernamente ansiose di difficili certezze, la raccolta di tutte le sue Lettere è documento fondamentale: unica per la ricchezza delle idee dibattute, per la varietà dei toni, e perché consente di seguire quasi giorno per giorno, dall’inquieta giovinezza parigina all’angustiata, lucida vecchiaia, i percorsi di un’intelligenza altissima e di un’interiorità labirintica, piena di zone oscure. Ne risulta un libro che ogni italiano colto dovrebbe conoscere, a correttivo di un’immagine distorta per lo più dalla scuola o dalle falsificazioni oleografiche. Pubblicate con lungo lavoro da Cesare Arieti, a felice conclusione di tante iniziative precedenti rimaste incompiute, queste Lettere, servite da un sostanzioso apparato di note e di indici, apparvero nel 1970 nei Classici Mondadori. L’edizione Adelphi le ripropone ora, quale strumento essenziale, e ormai introvabile; ma ne fornisce, insieme, gli aggiornamenti indispensabili, con l’aggiunta, a cura di Dante Isella, di tutte le lettere (una cinquantina e più) venute alla luce dopo quella data, e con la riproposta per altre già note di un testo ricollazionato sugli autografi reperiti. «Niente è privo di interesse, di grandezza o di passione umana, di quel che è passato attraverso quest’anima. Lo stile epistolare, della medesima cordialità aristocratica, nella varietà dei toni assunti, che colpisce e rapisce in ogni testo manzoniano, è una musica di clavicembalo, che in una casa svuotata da un incendio, ha il potere di rianimare tra le lacrime tutte le cose vissute. E questa edizione è di un’abbagliante perfezione: il lavoro di Cesare Arieti, che ha curato i testi e le note con la collaborazione di Fausto Ghisalberti e di Dante Isella, merita un’entusiastica gratitudine. A ogni nome, oscuro o celebre, a ogni avvenimento ricordato nelle lettere, la nota avvicina la sua luce discreta, trasformando la traccia e il segno in racconto, l’allusione in scoperta, la fuga delle ombre in un album fotografico prezioso. Così il ritrovamento di vita spenta, sotto la mano che cerca, nelle camere in penombra della scrittura manzoniana e nel bagno di sviluppo delle note in fondo al volume, procede come un chiarore, e sulle contrazioni leggere degli oggetti e delle figure che si rianimano, il tempo risalito dai pozzi della sua quiete è come i sali da fiuto sulla vertigine» (Guido Ceronetti).