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frontiera

CONCERTO IN GIARDINO

Le mani

Queste tue mani a difesa di te;
mi fanno sera sul viso.
Quando lente le schiudi, davanti
la città è quell'arco di fuoco.
Sul sonno futuro
saran persiane rigate di sole
e avrò perso per sempre
quel sapore di terra e di vento
quando le riprenderai.

Nebbia

Qui il traffico oscilla
sospeso alla luce
dei semafori quieti.
Io vengo in parte
ove s'infolta la città
e un fiato d'alti forni la trafuga.
Chiedo al cuore una voce, mi sovrasta
un assiduo rumore
di fabbriche fonde, di magli.

E il tempo piega all'inverno.
Io batto le strade
che ai giorni delle volpi gentili
autunno di feltri verdi fioriva,
i viali celesti al dopopioggia.
Al segno di luce si libera il passo
e indugia l'autunno, su queste strade.
S'illumina a uno svolto un effimero sole,
un cespo di mimose
nella bianchissima nebbia.

3 dicembre

All'ultimo tumulto dei binari
hai la tua pace, dove la città
in un volo di ponti e di viali
si getta alla campagna
e chi passa non sa
di te come tu non sai
degli echi delle cacce che ti sfiorano.

Pace forse è davvero la tua
e gli occhi che noi richiudemmo
per sempre ora riaperti
stupiscono
che ancora per noi
tu muoia un poco ogni anno
in questo giorno.


Riprendo il Sole di domenica 22 dicembre 2013 e trovo un bell'articolo di Chiara Pasetti su Antonia Pozzi. Escono diverse pubblicazioni su di lei e un libro di poesie di una sua contemporanea, Daria Menicanti.

Si parla anche di 3 dicembre, che Sereni scrisse in omaggio all'amica morta suicida:

“[…] dei due poeti Pozzi e Sereni, legati da profonda amicizia fino alla morte di Antonia (che Sereni suggellerà nella struggente poesia 3 dicembre raccolta poi in Frontiera, di cui l'analisi più acuta resta quella del poeta e critico letterario Stefano Raimondi).
Come la stessa Pozzi aveva scritto in un biglietto lasciato ai genitori prima di morire, poi distrutto e ricostruito a memoria dal padre, «non piangete, perché ora io sono in pace».

FRONTIERA

Terrazza

Improvvisa ci coglie la sera.
Più non sai
dove il lago finisca;
un murmure soltanto
sfiora la nostra vita
sotto una pensile terrazza.

Siamo tutti sospesi
a un tacito evento questa sera
entro quel raggio di torpediniera
che ci scruta poi gira e se ne va.

Strada di Creva

I

Presto la vela freschissima di maggio
ritornerà sulle acque
dove infinita trema Luino
e il canto spunterà remoto
del cucco affacciato alle valli
dopo l'ultima pioggia:
ora
d'un pazzo inverno nei giorni
dei Santi votati alla neve lucerte vanno per siepi,
fumano i boschi intorno
e una coppia attardata sui clivi
ha voci per me di saluto
come a volte sui monti
la gente che si chiama tra le valli.

II

Questo trepido vivere dei morti.

Ma dove ci conduce questo cielo
che azzurro sempre più azzurro si spalanca
ove, a guardarli, ai lontani
paesi decade ogni colore.
Tu sai che la strada se discende
ci protende altri prati, altri paesi,
altre vele sui laghi:
il vento ancora
turba i golfi, li oscura.
Si rientra d'un passo nell'inverno.
E nei tetri abituri si rientra,
a un convito di ospiti leggiadri
si riattizzano i fuochi moribondi.

E nei bicchieri muoiono altri giorni.

Salvaci allora dai notturni orrori
dei lumi nelle case silenziose.

VERSI DI PROSERPINA

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ECCO LE VOCI CADONO

Ecco le voci cadono e gli amici
sono così distanti
che un grido è meno
che un murmure a chiamarli.
Ma sugli anni ritorna
il tuo sorriso limpido e funesto
simile al lago
che rapisce uomini e barche
ma colora le nostre mattine.

frontiera.txt · Last modified: 2021/05/20 13:00 by francesco