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film_2019

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Gennaio

Martedì 1, a Cuneo, in via Saluzzo, subito prima di cena: Pane e tulipani, di Silvio Soldini, del 1999, che Brigitta vede per la prima volta e che io rivedo con anche maggiore godimento. La scena d'amore che le due amiche guardano in televisione, sedute sul divano, è tratta da Out of the past di Jacques Tourneur. Il film, che parla di un detective inviato alla ricerca di una donna in Messico, evidentemente non è stato scelto a caso da Soldini. Licia Maglietta (1954) è prima una truzza pescarese ma poi, più trascorre giorni a Venezia, più diventa affascinante!


Prima di andare a letto (siamo già a tarda notte) ci rendiamo conto che non potremmo reggere un film intero e decidiamo allora di guardare altri spezzoni de La dolce vita (Fellini, uscito nel 1960, ma girato nella primavera-estate del 1959), come già avevamo fatto a Caen il 1 dicembre scorso. Vediamo quelli che Wikipedia riassume così:

“Due elicotteri sorvolano Roma: uno trasporta una statua del Cristo, mentre sull'altro si trova Marcello col fotoreporter Paparazzo. I due velivoli passano sopra una terrazza sulla quale stanno prendendo il sole alcune ragazze in costume; i reporter tentano d'abbordare le ragazze, che chiedono dove portino la statua. Il rumore dell'elicottero però copre le loro voci. Solo una comprende che la destinazione del Cristo è il Vaticano. Marcello chiede il numero di telefono alle ragazze che, divertite, glielo negano. Il volo degli elicotteri termina su piazza San Pietro, dove suonano le campane a festa.”

e:

“Marcello viene incaricato di seguire nella capitale l'attrice Sylvia, famosa stella del cinema. L'uomo la porta in un locale frequentato da turisti stranieri, e fa le sue prime avances. Euforica, Sylvia inizia a passeggiare per le vie di Roma seguita da Marcello e quando vede la fontana di Trevi vi s'immerge iniziando a danzare. Marcello entra a sua volta nella fontana, dichiarandosi innamorato della donna. Quando la riaccompagna in hotel incontra però il fidanzato di lei, che prima schiaffeggia Sylvia e in seguito affronta Marcello, stendendolo con un pugno; il tutto davanti ai fotografi che immortalano la scena.”


Mercoledì 2: Sans toit ni loi, di Agnès Varda, del 1985. Secondo Allan, il suo migliore, se non sbaglio. Una bravissima Sandrine Bonnaire (1967) e una affascinante Macha Méril(1940) nel ruolo di una professoressa universitaria di mezza età che rischia di morire fulminata attaccata alle lampade del bagno, in accappatoio. Ad un certo punto ascoltiamo anche “Marcia baila” de Les Rita Mitsouko: è veramente impossibile pensare agni anni 80 senza questa canzone!


Sempre mercoledì 2, tornati dalla cena a casa dei miei, guardiamo altri episodi de La dolce vita:

“Marcello va poi a Cinecittà per un servizio fotografico, quando davanti alla Basilica di San Giovanni Bosco scorge il vecchio amico, l'intellettuale Enrico Steiner. Steiner si interessa su come stia procedendo la stesura del suo libro; quindi l'invita a cena. Prima di congedarsi, Steiner invita Marcello a rimanere ad ascoltarlo mentre suona l'organo in chiesa.”

“Intanto il popolo romano è in preda a un episodio di fanatismo collettivo intorno a due bambini che affermano di avere visto la Vergine Maria in un prato fuori città. Marcello accorre per scrivere un articolo, ma la sua attenzione è distolta dalla fidanzata Emma. Alla sera inizia a diluviare e si forma una ressa in cui la folla si contende i pezzi dell'albero vicino al quale sarebbe apparsa la Madonna. Tra la folla c'è anche Emma, che riesce a prendere un ramo, sperando in un aiuto divino che faccia in modo che Marcello le dimostri più attenzione e finalmente la sposi.”

“Marcello ed Emma vanno quindi a casa di Steiner per trascorrere una serata con una compagnia di eccentrici intellettuali. Qui Marcello conosce la famiglia dello scrittore, della quale fanno parte anche due bambini. Steiner propone a Marcello di presentargli un editore, cosicché il giornalista possa dedicarsi a quello che più gli piace e non doversi occupare più di cronaca scandalistica.”

La moglie di Steiner è Renée Longarini (1931-2010), da vedere ne L'immorale di Germi, del 1967, con Tognazzi e la Sandrelli.

“Marcello è in una trattoria sul mare per scrivere a macchina; non riuscendo però a concentrarsi attacca discorso con la ragazzina che sta apparecchiando i tavoli: si chiama Paola, è originaria dell'Umbria, e le piacerebbe imparare a scrivere a macchina per fare la dattilografa. Marcello prova simpatia per la ragazzina e le sue semplici aspirazioni.”

“Marcello quindi viene avvisato della visita del vecchio padre: i due si incontrano in un caffè all'aperto di via Veneto e decidono di andare in un night, dove incontrano Fanny, una ballerina francese. Dopo avere bevuto, i quattro escono dal locale insieme a due ballerine; Paparazzo e Marcello stanno con loro, mentre il padre è invitato da Fanny nell'appartamento della ragazza. Poco dopo però Fanny chiama Marcello: il padre si è sentito male. In seguito, il padre annuncia al figlio che tornerà subito a casa a Rimini in treno, anche se Marcello vorrebbe che restasse ancora con lui.”


Giovedì 3, nel pomeriggio, dopo il pranzo al “Bistot dei vinai” e lo zabaglione al Corso, vediamo il terzo Soldini, Agata e la tempesta, del 2004. Questa volta la fotografia non è di Bigazzi ma del comunque bravissimo Arnaldo Catinari. In sceneggiatura ritroviamo la coppia Silvio Soldini/Doriana Leondeff, ai quali si aggiunge lo scrittore Francesco Piccolo. Soliti ingredienti, ma ricetta diversa: il film è un po' più lungo e più complesso. Il ballo. La provincia profonda e la sua fauna, ma del Nord, e forse quindi osservati con più simpatia. Un personaggio anche qui, come in Pane e tulipani, fa ridere per il suo italiano aulico-impiegatizio. La Maglietta (1954), proprio alle soglie dei 50 anni,è ancora una bellissima donna e può permettersi una storia di sesso, e di amore!, con un mito erotico di Brigitta, Claudio Santamaria (1974, di vent'anni più giovane di lei), senza sembrare ridicola. Si tratta veramente di un ciclo di film, per via di tante tematiche comuni e perché il regista usa gli stessi attori, benché in ruoli diversi.


Sempre giovedì, la sera dopo una cena leggera, guardiamo gli ultimi tre episodi de La dolce vita:

“In un castello fuori città si sta svolgendo una festa dell'alta società organizzata da una famiglia della nobiltà romana. Al party Marcello incontra Maddalena, che lo fa sedere al centro d'una stanza isolata, quindi si dirige in un'altra ala della villa, da cui, tramite un gioco di echi, può comunicare con lui senza vederlo, e da lì gli dichiara il suo amore segreto per lui. Mentre Marcello le risponde con parole dolci, sopraggiunge un altro invitato, che inizia a baciare la donna. Non ricevendo più alcuna risposta dalla donna, Marcello la cerca invano e poi si unisce agli altri invitati per esplorare una vecchia dimora abbandonata di fronte al castello. Là, mentre alcuni ospiti sono impegnati in una seduta spiritica, Marcello prova inutilmente a sedurre una sconosciuta che indossa un mantello bianco, ma è invece sedotto da un'altra ospite.”

“Marcello ed Emma sono in macchina fermi a litigare. Marcello esorta Emma ad andarsene dalla sua vita, ma la donna rifiuta; lui allora la fa scendere dalla macchina con forza. Marcello fugge con la macchina lasciando Emma sola. La mattina dopo Emma è ancora là in piedi; Marcello la fa salire in auto, ed entrambi si dirigono verso casa. Una volta a casa, Marcello riceve la notizia che Steiner ha ucciso i suoi due figli, togliendosi poi la vita. Raggiunge l'appartamento dell'amico scrittore e la polizia lo fa entrare in quanto amico dell'omicida-suicida. Il palazzo è assediato dai paparazzi; Marcello accompagna il brigadiere a prendere la moglie di Steiner alla fermata dell'autobus per annunciarle la terribile notizia.”

“Un altro party cui partecipa Marcello si tiene in una villa sul mare del litorale romano, concludendosi con lo spogliarello di Nadia, moglie del padrone di casa, ed un'orgia tra i partecipanti. Sulla spiaggia antistante la villa, all'alba viene rinvenuta da dei pescatori un'enorme manta morta. Sulla riva Marcello sente una voce che lo chiama: è Paola, la ragazzina umbra conosciuta nella trattoria, che si trova al di là di un fiumiciattolo. Marcello si volge verso di lei ma, pur non essendo lontano, a causa del rumore del mare, non riesce a udirne le parole: lei tenta di farsi capire a gesti, ma è inutile. Marcello alza la mano per un ultimo saluto e s'allontana per raggiungere il suo gruppo. La ragazzina lo osserva allontanarsi.”


Sabato 5, dopo una serata di pausa dovuta alla visita di Viano, guardiamo l'ultimo film del soggiorno cuneese: I bambini ci guardano, di Vittorio De Sica, del 1943.


Martedì 8: primo film dopo il ritorno a Parigi, Il Gattopardo, Visconti, del 1963. È un film che conosciamo già bene e decidiamo di vederlo a spezzoni, come abbiamo fatto per La dolce vita. Arriviamo fino alla votazione al plebiscito (si tenne il 21 ottobre 1860) a Donnafugata.


Mercoledì 9:

Ouverture de la rétrospective Rohmer en présence de Laurent Schérer, Margaret Ménégoz et, sous réserve, Barbet Schroeder

Préventes complètes. 1h avant la séance, places disponibles pour les abonnés Libre Pass et file d'attente pour le public non abonné.

Les Nuits de la pleine lune
Éric Rohmer
France / 1984 / 100 min / DCP

Avec Pascale Ogier, Tchéky Karyo, Fabrice Luchini.

Louise parvient à convaincre Rémi, son petit ami qui vit en banlieue, de conserver son appartement pour passer de temps en temps la nuit à Paris.

Struttura perfettamente circolare.


Sabato 12, alla Cinémathèque alle 19.30 per la proiezione di Pauline à la plage, (girato nel 1982 e uscito nel 1983) di Rohmer seguita da un incontro con Arielle Dombasle (1953) animato da Bonnaud (e non dalla Trujillo come avevo pensato vedendola all'accueil).

Arielle Dombasle: Marion
Amanda Langlet (1967): Pauline
Pascal Greggory (1954): Pierre
Féodor Atkine (1948): Henri
Simon de La Brosse (1965-1998): Sylvain
Rosette (1959): Louisette

Fotografia di Néstor Almendros (1930-1992) e montaggio di Cécile Decugis (1934-2017).

“Les scènes de plage ont été tournées à Jullouville, non loin du Mont-Saint-Michel qu'on aperçoit l'espace d'un plan”. Si vede però anche Granville.

Marianna ci raggiunge in seconda fila ed ascolta insieme a noi, con attenzione, la discussione.

Struttura perfettamente circolare.

Il personaggio di Henri è ispirato alla figura conosciutissima nel milieu del cinema dello scrittore/sceneggiatore Paul Gégauff (1922-1983), ammirato da Rohmer perché così diverso da lui, e anche da Chabrol, il regista che più ha influenzato e con il quale ha più lavorato.

La Dombasle cita Truffaut come il tipico regista che faceva lavorare le donne con le quali era andato a letto.


Lunedì 14, a casa la sera (non tardi…) guardiamo Maddalena… zero in condotta, De Sica del 1940. Carla Del Poggio (1925-2010), futura moglie di Alberto Lattuada, interpreta Maddalena Lenci.


Sabato 19, Due soldi di speranza di Renato Castellani del 1952.

Maria Fiore è Carmela
Vincenzo Musolino è Antonio Catalano


Domenica 20: Rohmer, Quatre aventures de Reinette et Mirabelle, del 1987.

Questi sono i quattro episodi:

L'heure bleue
Le garçon de café
Le mendiant, la kleptomane et l'arnaqueuse\\Il libro La vente du tableau


Lunedì 21, abbiamo l'attesissima proiezione del Conte d'hiver (1992) alle 21.30 e ci diamo appuntamento alle 20 da Cartouche. Quando arrivo Brigitta è già seduta ad un tavolo da due. Molti posti sono prenotati perché attendono persone proprio dalla Cinémathèque; quando abbiamo finito la nostra cena leggera vediamo arrivare Pierre Arditi, Valeria Golino e Bonnaud, reduci dalla presentazione dell'ultimo film di Valeria Bruni Tedeschi, Les estivants, in salle Langlois.

L'isola in Bretagna (Glénan?).
Il treno Quimper-Paris che riporta Félicité a casa.
Il suo arrivo a Montparnasse, dove aspetta il bus.
Viaggi in métro, RER, treno.
Il mercato di Belelville con la musica della giostra in sottofondo.
Maxence il parrucchiere di Belleville (rue de l'Atlas?).
Nevers.
Loïc e la sua biblioteca municipale del XVIIImo.
Shakepeare, Winter's tale. Il palcoscenico/la sala. Mise en abyme. Scena di agnizione [dal lat. agnitio -onis, der. di agnoscĕre «riconoscere», part. pass. agnĭtus].
Pascal e Platone.


Martedì 22: guardiamo un'altra oretta de Il Gattopardo, dal Plebiscito alla discussione serale tra il Principe di Salina e il Cavaliere Chevalley.


Mercoledì 23: à la Cinémathèque, ouverture de la rétrospective 100 ans de cinéma japonais (2ème partie)

20h30 → 22h05 (94 min)
La Vie d'une femme
女の一生 [Onna no issho]
Masumura Yasuzo
Japon / 1962 / 94 min / DCP / VOSTF
D'après une pièce de Kaoru Morimoto.

Avec Machiko Kyo, Masaya Takahashi, Jiro Tamiya.

Quarante ans de la vie d'une orpheline, chassée par son oncle et sa tante, et mariée au fils aîné d'un riche industriel, à l'heure où le Japon entre dans l'âge moderne après sa victoire militaire sur la Russie.


Giovedì 24: finiamo Il Gattopardo, cioè dalla partenza del Cavaliere Chevalley al Principe che si mette in ginocchio, ossessionato dalla morte, la mattina all'alba dopo il famoso ballo, davanti al passaggio di un prete che sta andando a dare l'estema unzione ad un morente in una bicocca.


Sabato 26: guardiamo la prima mezz'ora di Conte d'été, Rohmer, 1996. Titroviamo la nostra amata Amanda Langlet (La 'Pauline', nata nel 1967), insieme ad un esordiente Melvil Poupaud (1973).

Domenica 27: finisco il Rohmer iniziato ieri. Per un po' Brigitta la guarda con me, ma poi deve raggiungere Gaia e Dana alla métro Belleville. È un film bellissimo, con una sensualità, un erotismo particolarmente spinti e delicati allo stesso tempo. Paesaggi bretoni magnifici. Il mare, il cielo, la terra. La spiaggia, che, per via delle maree, comprende i tre elementi insieme: la sabbia, cioè la terra, un sottile strato d'acqua che rimane, il riflesso del cielo in questo specchio. 1996: appena prima dell'avvento dei telefonini. Comunicazioni complatemante diverse da oggi. Impossibile immaginre dei dialoghi come quelli tra i ragazzi di oggi. Impossibile immaginare la stessa pazienza nell'affronare delle lunghe ore di solitudine, di attesa.

Margot, l'etnologa/cameriera in una crêperie e Gaspard, musicista/matematico, sarebbero la coppia perfetta: ma perché allora non riescono a mettersi insieme?

Ad un certo punto Margot va ad intervistare un “terre-neuva” (“pêcheurs qui, du XVIe siècle au XXe siècle, partaient chaque année des côtes européennes pour pêcher la morue sur les grands Bancs de Terre-Neuve, au large du Canada”), accompagnata da Gaspard. Canti dei pescatori: Santiano (“chanson française de 1961, adaptée du chant de marin Santianna d'origine anglaise. En anglais, la chanson est un chant de cabestan, marche lente et énergique. Hugues Aufray interprète la première version française sur un rythme plus rapide et plus joyeux. ”), cantata prima da Margot e Gaspard insieme, poi da Léna, appoggiata ad uno scoglio.

Rohmer cita chiaramente il famoso quadro di Théodore Chassériau, La toilette d'Esther, del 1841, facendo assumere a Solène la stessa identica posa.

Bella la fotografia, di Diane Baratier (1963); è la direttrice della fotografia di Rohmer dal 1993 in poi, cioè da L'arbre, le maire et la médiathèque.



Il film, come Pauline à la plage e come Les nuits de la pleine lune, ha una struttura circolare: inizia con Gaspard che arriva con il traghetto a Dinard, e finisce con Margot che lo accompagna al molo e con lui che la saluta dal traghetto che lo riporta a Saint-Malo, e poi a La Rochelle. Come se il regista sentisse il bisogno di osservare i suoi personaggi in un periodo spazio-temporale bene delimitato, per ottenere il massimo di profondità e di verità psicologica.


Mercoledì 30, Brigitta ed io siamo alla Cinémathèque per l'inaugurazione del ciclo Alberto Lattuada; è venuto anche Gambaro perché l'Istituto ha dato un contributo finanziario. Salutiamo Rorberto Giacone e la compagna. Fanno Venga a prendere il caffè da noi, del 1970; divertente l'interpretazione di Tognazzi (1922-1990) e bella l'ambientazione a Luino, ma c'è poco altro. Il film è spesso volutamente volgare, come lo è il romanzo di Piero Chiara dal quale è tratto (La spartizione). Lo stesso Chiara interpreta uno dei personaggi, mentre Lattuada si è ritagliato il ruolo del medico.

Febbraio

Sabato 2, eccoci di ritorno alla Cinémathèque per un altro Rohmer, un grande classico del 1986, Leone d'oro a Venezia: Le rayon vert (È il 5° della serie “Comédies et proverbes”, e il proverbio è in realtà un verso di Rimbabud: Que le temps vienne où les cœurs s'éprennent). Dopo il film, Gabriela Trujillo anima l'incontro con Marie Rivière (1956), completamente dans les vapes.

Domenica 3, a casa, guardiamo uno dei Film italiani degli anni Cinquanta, La romana di Luigi Zampa (1954), tratto da romanzo di Alberto Moravia. Gina Lollobrigida (1927) oltre ad essere molto bella, naturalmente, mi è sembrata anche molto brava. Franco Fabrizi (1916-1995) è un po' meno viscido del solito. Gli sceneggiatori sono Giorgio Bassani, Ennio Flaiano, Alberto Moravia e Luigi Zampa.


Mercoledì 6: guardo un'ora de The castle of Cagliostro di cui mi aveva parlato Sandro ieri. È il primo cartone di Hayao Miyazaki, del 1979.


Giovedì 7, sul divano: Imitation of life, il famosissimo Sirk del 1959 che Brigitta vedeva per la prima volta. In questa copia, mancava la scena della mamma che va a trovare la figlia impiegata in una tabaccheria, che strano. Ah, ma no, mi rendo conto che quella scena appartiene alla prima versione del film, quella di Stahl, del 1934! Indimenticabile la scena finale del funerale, con canto gospel e lettura integrale del Salmo graduale 121 nella versione di King James.

Lana Turner (1921-1995).


Sabato 9: dopo aver guardato la finale di Sanremo fino a mezzanotte con Marianna, Brigitta finisce Le miserie del signor Travet di Soldati, del 1945, e io finisco il primo Miyazaki, The castle of Cagliostro, del 1979.


Domenica 10: continuiamo il ciclo Sirk con The Tarnished Angels del 1957, questa volta in bianco e nero. Il film è tratto da un romanzo di William Faulkner del 1935, Pylon, e ho l'impressione che Sirk ne renda una versione edulcorata.

Il libro che Dorothy Malone riprende a leggere dopo tanti anni, perché lo ritrova casualmente nella biblioteca di Rock Hudson, è My Ántonia (1918), di Willa Cather.



Lunedì 11: vedo per la prima volta, nella sua integralità, e Brigitta lo rivede con me dopo averlo visto qualche giorno fa, La donna del fiume, di Mario Soldati, del 1954. Naturalmente fa parte della mia lista di film sul Po.


Mercoledì 13 guardiamo L'Histoire d'Adèle H., di Truffaut, del 1975. Il direttore della fotografia è Nestor Almendros ma purtroppo ho trovato solo una copia di qualità mediocre e quindi non riusciamo ad apprezzare le immagini più di tanto.


Venerdì 15: guardiamo il primo episodio del documentario di Soldati: Viaggio nella valle del Po, stagione 1957.

“Il viaggio lungo la valle del Po alla ricerca della genuinità parte dal pesce in quanto primo alimento dell'uomo e, in particolare dalla trota di torrente. Il viaggio nella gastronomia piemontese prosegue con la bagna cauda e con la coltivazione e preparazione dei cardi, a proposito della quale Mario Soldati intervista il simpatico contadino Oreste.”


Prima di andare a metto guardo ancora un classico navet francese che mi ha consigliato Florence Rigollet, Calmos, di Bertrand Blier, del 1976. Un film distopico, come di direbbe oggi, bruttissimo.


Nel film recita anche il padre del regista, Bernard Blier (1916-1989).


Sabato 16, nel pomeriggio, dopo la visita di Federica e poi di Quentin: Viaggio nella valle del Po, St 1957, Ep 2.

“Alla confluenza del Tanaro con la Stura di Demonte c'è l'antica città di Gherasco, cittadina dalla quale parte la puntata di Viaggio lungo la valle del Po. In questa località tutto è rimasto intatto e Mario Soldati, entrato nel più vecchio Caffè di Gherasco, ne intervista il proprietario. Con gli avventori si intrattiene sul vino Dolcetto, tipico di quei luoghi. La puntata prosegue parlando di varie specialità: i vitelli locali, il tartufo, i grissini, la fonduta.”


Alle 19.30 sono in Cinémathèque per un altro dei Film sul Po, ma siamo ad anni luce dal brutto film di Soldati di qualche giorno fa, quando parliamo de Il mulino del Po di Alberto Lattuada, del 1949.

Carla Del Poggio: Berta
Jacques Sernas: Orbino
Mario Besesti: il Clapassòn
Giulio Calì: Smarazzacucco
Anna Carena: L'Argìa
Giacomo Giuradei: Princivalle
Leda Gloria: La Sniza
Nino Pavese: Raibolini
Isabella Riva: donna Cecilia
Dina Sassoli: Susanna, sorella di Orbino
Domenico Viglione Borghese: Luca
Pina Gallini: la Lupacchioni
Pasquale Misiano:
Bruno Salvalai: il brigadiere
Carlo Lizzani:


Domenica 17: siamo più riposati rispetto ad un giorno qualsiasi della settimana e decidiamo quindi di affrontare un film più lungo e più impegnativo, un film che ho visto recentemente ma che amo moltissimo, Some came running di Vincente Minnelli, del 1958.

Frank Sinatra as Dave Hirsh
Dean Martin as Bama Dillert
Shirley MacLaine as Ginny Moorehead
Martha Hyer as Gwen French
Arthur Kennedy as Frank Hirsh
Nancy Gates as Edith Barclay
Leora Dana as Agnes Hirsh
Betty Lou Keim as Dawn Hirsh
Larry Gates as Professor Robert Haven French
Connie Gilchrist as Jane Barclay


Venerdì 22, la sera tardi, per rilassarmi, riguardo un mediocre Lattuada del 1967, Don Giovanni in Sicilia; credo che a Vitaliano Brancati non sarebbe piaciuto questo adattamento.


Sabato 23: subito dopo pranzo, e fino alle 15, guardiamo, in inglese, con sottotitoli inglesi: Viaggio in Italia, di Roberto Rossellini, del 1954.


Prima di vedere il film avevamo letto la pagina che il Volpi gli dedica, e questo come la solito ci ha aiutato ad apprezzarlo meglio. Per Brigitta la Bergman (1915-1982) è meno bella in questo film che in Stromboli (1050), perché più vecchia (in realtà non ha ancora quarant'anni!).


Mercoledì 27, siamo invitati all'ouverture de la rétrospective Erich von Stroheim. Accompagnement musical par Sheep Got Waxed. (Séance complète. Une file d'attente sera mise en place 1 h avant en billetterie dans le cas de désistements). In effetti c'è moltissima gente, e delle persone devono sedersi sui gradini di fianco alle poltroncine. Presentano la Truijlo e la Girard insieme, seguite poi da una ragazza del centro culturale lituano.

Folies de femmes. Ciné-concert de Sheep Got Waxed

Un ciné-concert exceptionnel en partenariat avec l'Institut culturel lituanien et la Sacem.

Vous aurez beau retourner le problème dans tous les sens, cela ne servira à rien. La musique (instrumentale) de Sheep Got Waxed, groupe formé à Vilnius en 2010, restera tout bonnement inclassable. Derrière ce nom abracadabrant, se cachent trois musiciens épris de liberté – mélodique, rythmique, stylistique. Free-rock, post-jazz ; free-jazz, post-rock ? Les compositions du trio se contrefichent des étiquettes, grâce entre autres à une formation originale (guitare, batterie, saxophone et des pédales d'effets en veux-tu en voilà) et une imagination sans frontière qui donnent naissance à des compositions adeptes des volte-face et autres contre-pieds.

http://www.sheepgotwaxed.com/

Folies de femmes
Foolish wives
Erich von Stroheim
Etats-Unis / 1921 / 111 min / 35 mm / INT. FR.

Avec Erich von Stroheim, Maude George, Mae Busch.

Trois aventuriers s'installent à Monte-Carlo et trafiquent ensemble de la fausse monnaie pour gagner au jeu. Ils font connaissance avec l'ambassadeur des États-Unis et sa femme et tentent de leur soutirer de l'argent.

Marzo

Venerdì 1, iniziamo il mese con un altro capolavoro di Erich von Stroheim presentato da Gabriela Trujilo:

La Symphonie nuptiale. Ciné-concert de Gary Lucas

Un an après son accompagnement musical du Club des trois de Tod Browning, le guitariste new-yorkais Gary Lucas revient à la Cinémathèque pour interpréter sa dernière composition pour le cinéma, créée spécialement à l'occasion de cette rétrospective.

La Symphonie nuptiale
The Wedding March
Erich von Stroheim
Etats-Unis / 1926 / 109 min / 35 mm / INT. FR.

Avec Fay Wray, Zasu Pitts, Erich von Stroheim.

Dans la Vienne de 1914, Nicki, officier issu de l'aristocratie décadente, doit épouser une riche infirme. Il tombe amoureux de Mitzi, jeune femme issue des faubourgs populaires.

Notes sur la restauration du film (2013)

La restauration s'est effectuée en deux temps. Au début des années cinquante, Stroheim retrouve des éléments nitrate de La Symphonie nuptiale à la Cinémathèque française, ainsi qu'une bobine rescapée de Honeymoon. Il décide de restaurer uniquement La Symphonie nuptiale, avec l'aide de Renée Lichtig employée par Henri Langlois. Le son est resynchronisé grâce aux disques qu'il a conservés. Il recompose également le montage de plusieurs séquences.

En 1998, Kevin Brownlow souhaite entreprendre de nouveaux travaux car les copies d'exploitation comportent un défaut de reproduction. Il retrouve un contretype de sécurité à la Library of Congress, effectué d'après une copie nitrate en voie de décomposition, et le combine au contretype nitrate conservé à la Cinémathèque française. Une séquence en Technicolor bichrome, qui se trouve dans la copie nitrate de la Library of Congress, est réintégrée et reproduite sur Eastmancolor. La nouvelle copie reprend le montage voulu par Stroheim en 1954. Le film comporte également des retouches au pinceau.

Contraint de renoncer au réalisme acerbe qui caractérise son film polémique Les Rapaces (Greed, MGM, 1924), Erich von Stroheim s'adonne dans La Symphonie nuptiale aux « jolis ornements illusoires d'une fragile histoire d'amour ». Stroheim a l'ambition de constituer un diptyque intitulé The Wedding March et Honeymoon. Il tourne dès lors sans relâche, porté par un élan créateur inépuisable, menant à bout ses acteurs et ses techniciens. Faute de pouvoir payer les débordements de Stroheim, le producteur indépendant Pat Powers doit céder les droits du film en cours de tournage à Jessy L. Lasky, viceprésident de la Paramount. Du fait de la longueur très importante des rushes, la postproduction s'avère longue et complexe. Stroheim se retrouve du jour au lendemain dépossédé de la supervision du montage de Honeymoon par la Paramount. Le studio engage successivement plusieurs monteurs, dont Joseph von Sternberg, qui ne parviendront pas à donner une forme satisfaisante à cette seconde partie. Honeymoon ne fera pas l'objet d'une exploitation américaine mais sortira en France sous le titre Mariage de prince.

Le tournage de La Symphonie nuptiale emploie le Technicolor bichrome n° 2 qui a existé aux États-Unis entre 1922 et 1927. En général, ce système apparaît brièvement dans des moments-clés où les décors et les costumes atteignent une forme grandiloquente, comme c'est le cas pour la séquence de la procession religieuse et militaire dans La Symphonie nuptiale. Pour réaliser ce type de séquence, on a recours à un prototype particulier de caméra et d'optiques comprenant des filtres de couleurs, qui enregistrent successivement le rouge et le vert sur un même négatif. La séparation des deux couleurs s'effectue au moment du tirage, sur deux positifs à reliefs, absorbant chacun soit un colorant rouge-orangé, soit un vert-bleuté. Les deux positifs sont ensuite collés l'un contre l'autre, ce qui donne un extrait en couleur à double émulsion, monté dans la copie standard noir et blanc. (Céline Ruivo)


Erich von Stroheim as Prince Nickolas von Wildeliebe-rauffenburg, called Nicki
Fay Wray (1907-2004) as Mitzi, Mitzerl Schrammell
Matthew Betz as Schani Eberle, a Butcher
ZaSu Pitts as Cecelia Schweisser
George Fawcett as Prince Ottokar von Wildeliebe Rauffenburg
Maude George as Princess Maria, Nicki's mother
George Nichols as Fortunat Schweisser, the Industrialist
Dale Fuller as Katerina Schrammel, Mitzi's mother
Hughie Mack as Eberle, the Wine-grower
Cesare Gravina as Martin Schrammell, Mitzi's father
Sidney Bracey as Navratil
Anton Vaverka as Emperor Franz-Josef


Sabato 2: ancora in Cinémathèque per Greed, accompagnement musical Maud Nelissen (bravissima!).

Les Rapaces
Greed
Erich von Stroheim
Etats-Unis / 1923 / 134 min / 35mm / INT.FR.

Avec Zasu Pitts, Gibson Gowland, Jean Hersholt.

McTeague, naïf dentiste, rencontre à San Francisco une jeune fille fiancée à l'un de ses amis.

All'uscita incontriamo Gian Lorenzo con un'amica musicista.


Quarto film del nostro ciclo Von Stroheim, Queen Kelly, presentato dalla Trujilo e con accompagnement au piano par Satsuki Hoshino, elegantissima giapponese dai capelli lunghissimi.

Queen Kelly
Erich von Stroheim
Etats-Unis / 1928 / 74 min / 35mm / INT. FR.

Avec Gloria Swanson (1899-1983), Walter Byron, Seena Owen.

Le mariage de laVisconti reine Regina et du prince Wolfram est imminent. Peu avant la cérémonie, le prince tombe sous le charme de Kelly, jeune novice dans un couvent, et l'enlève.

All'uscita incontriamo Cassandre, e poi Mluchino_viscontiélinda e Massimo. Accompagniamo l'amica di Brigitta fino al Relais de Belleville, dove degli amici la stanno aspettando.


Lunedì 4: prima serata a Cuneo e, dopo averne parlato a pranzo con Mariolina e Bruno, decidiamo di guardare Sunset boulevard, del 1950, per proseguire in un certo senso il ciclo von Stroheim. Siamo ai livelli più alti raggiunti da Wilder. Indimenticabile, naturalmente, Gloria Swanson (1899-1983), ma bravissimo anche William Holden (1918-1981).


Giovedì 7: solo questa sera siamo riusciti a vedere un secondo film a Cuneo… e abbiamo scelto o meglio, abbiamo tirato a sorte, Rocco e i suoi fratelli, famosissimo Visconti del 1960 con un cast italiano, francese e greco.


Venerdì 8: subito dopo un pranzo leggero (e una “copeta” a testa come dolce), guardiamo La nuit américaine, di Truffaut, del 1973.


Sabato 9: torno al cinema Monviso dopo circa trent'anni insieme a Brigitta per vedere Roma (2018) di Alfonso Cuarón. Oggi nel cinema c'è una sola grande sala, con delle poltroncine rigide ma comode, color pistacchio; ai miei tempi invece c'erano una platea e una galleria. Il film delude entrambi, da molti punti di vista: la fotografia in un bianco e nero molto sbiadito, inquadrature spessissimo contro-sole, carrellate e panoramiche più o meno lente, come se il regista volesse sottolineare un suo supposto talento descrittivo.

Tornati a casa dopo una pizza allo Scugnizzo ci guardiamo ancora un episodio del Viaggio nella valle del Po, St 1957 Ep 3.

“Terza puntata del viaggio di Mario Soldati lungo la valle del Po, partendo stavolta dalla città di Canelli per un percorso attraverso i migliori vini piemontesi. Soldati visita la Tenuta Fontanafredda, sulla cima della collina della Morra, di cui intervista la moglie del proprietario per una descrizione accurata delle prelibatezze gustate da tutta la troupe.”


Domenica 10, sul TGV per Parigi (e lo finisco proprio arrivando a Lione) rivedo un Ophüls: The reckless moment del 1949, con James Mason (1909-1994) che si innamora di Joan Bennet (1910-1990) e che avevo già visto il 24 gennaio di due anni fa. Allora non ero riuscito a godermelo perché avevo solo una copia di pessima qualità, ma oggi, sul ThinkPad X280 e grazie all'esemplare trovatomi da Allan, ho potuto gustarlo appieno. Non solo Mason si innamora della Bennet, anche lei, più inaspettatamente, si innamora di Mason. Il fatto è che sono entrambi prigionieri della propria situazione: sia la ricca borghese dall'accento posh con il marito ingegnere lontano, in Europa, che il figlio di immigrati irlandesi, truffatore prima senza scrupoli e poi, una volta trovato l'amore, disposto anche a sacrificargli la propria vita. Sua madre sognava di farlo diventare un prete e, per fortuna, non si rese mai conto di cosa fosse invece diventato.


Venerdì 15: a grande richiesta di Brigitta, che lo rivede per la terza volta in due giorni, guardiamo Un'ora sola ti vorrei, il bellissimo documentario del 2002 che Alina Marazzi dedicò a sua madre, che si tolse la vita a soli 33 anni, quando lei ne aveva 6 e suo fratello maggiore 9. Lo avevo visto in presenza della regista, all'Istituto, il 7 maggio 2008.


Sabato 16: guardiamo Sabrina di Billy Wilder, del 1054. Purtroppo Brigitta trova il film noiosissimo. Io invece lo riguardo con piacere per l'ennesima volta.


Domenica 17: dopo pranzo guardiamo L'enfance nue, primo lungometraggio di Pialat, del 1968. A tratti vicinissimo ad un documentario. Colori pastello che ricordano Jeanne Dielmann, ambientato a poca distanza.


Sabato 23: vediamo un altro Pialat, un film che nemmeno io avevo mai visto, Passe ton bac d'abord, del 1978, con Philippe Marlaud (1959-1981) [Wikipedia: “Il est décédé à l'Hôpital Édouard-Herriot de Lyon quelques jours après son transport en hélicoptère des suites de brûlures, sa tente ayant pris accidentellement feu en pleine nuit, alors qu'il séjournait dans un camping du quartier de La Favière à Bormes-les-Mimosas dans le Var. Il n’avait interprété que deux films et deux téléfilms.”] che avevo già visto ne La femme de l'aviateur, il Rohmer girato nel 1980 e uscito nel 1981. Abbiamo moltissimi problemi a seguire perché l'audio è di pessima qualità, e non abbiamo trovato dei sottotitoli.


Domenica 24: bel film carcerario di Joseph Losey, del 1960, ambientato in inghilterra tra i criminali irlandesi (ed italiani…), che forse non avevo mai visto, The criminal.


Lunedì 25 vado in Cinémathèque da solo (ma inconterò Cassandre che si siederà alla mia destra) per un Téchiné che non ho mai visto: Hôtel des Amériques, del 1981. Il film è presentato dal direttore della fotografia, Bruno Nuytten, bravissimo, almeno lui. Fastidiosa e datata la musica di Philippe Sarde; pessima la direzione degli attori; sceneggiatura traballante. Riecco Sabine Haudepin (1955), vista in Passe ton bac d'abord l'altro ieri e, scopro in Wikipedia, anche in Jules et Jim (1962), La peau douce (1964) e Le dernier métro (1980).


Sabato 30, guardiamo un altro Losey: Eva, del 1962. Di nuovo con Stanley Baker (1928-1976, attore molto virile e molto amato da Allan), Jeanne Moreau (1928-2017) e una giovane e bellissima Virna Lisi (1936-2014). Anche in questo caso, come già in The criminal, sono infastidito dalla musica jazz e da alcune inquadreture (rare, per fortuna) “sperimentali” che datano troppo il film. L'mabintazione a Venezia e a Torcello non è per niente scontata, nemmeno le scene all'Harry's bar o al Danieli.


Domenica 31: chiudiamo il mese di marzo guardando un film francese del 1990, Le marie de la coiffeuse, di Patrice Leconte, con un'affascinante Anna Galiena e con Jean Rochefort nel ruolo del feticista.

Aprile

Lunedì 1: Brigitta è in Italia da questa mattina e decido allora di cominciare il nuovo mese con un filmone americano recente, Zero Dark Thirty, del 2012, di Kathryn Bigelow.


Sabato 6, ancora senza Brigitta, arrivata solo oggi con la famiglia a Canosa dopo un viaggio in macchina da San Donato milanese, mi guardo uno stupendo Lang del 1937, il suo secondo film americano dopo Fury: You only live once con Sylvia Sidney (1910-1999, di origini ebraiche rumene da pare di madre e russe da parte di padre) e Henry Fonda (1905-1982). Mi rendo quindi conto di quanto Bresson debba a questo film per Pickpocket, per esempio; ma anche Clouzot, per la scena del suicidio in prigione la notte di Natale in Quai des Orfèvres.


Domenica 7, doppio Skolismowski alla Cinémathèque con Sandro; prima un cortometraggio:

Erotyk
Jerzy Skolimowski
Pologne / 1960 / 3 min / 35mm / VOSTF

Avec Elżbieta Czyżewska, Gustaw Holoubek.

Une jeune fille essuie son miroir lorsqu'elle y aperçoit le reflet d'un homme. Il commence à la courtiser de manière étrange. Mais cette apparition intrusive et déconcertante se transforme vite en cauchemar.

Typhoon 颱風 [Tai feng] Pan Lei Taïwan / 1962 / 110 min / DCP / VOSTF

Avec Ching Tang, Hong Mu, Bao-Yun Tang.

Un gangster se réfugie au mont Ali accompagné d'une petite fugueuse qui se fait passer pour sa fille. Il séduit une femme alcoolique et frustrée, puis une jeune aborigène. Mais la police le traque toujours.

Film météorite au sein d’une industrie en mandarin engluée dans la propagande, et d’un cinéma en taïwanais résolument commercial, Typhoon est une tempête passagère qui secoue les genres, brise les conventions de l’époque et offre à ses acteurs leurs meilleurs rôles. Pan Lei s’était déjà distingué par ses scénarii originaux et ses films précédents, qui faisaient toujours un pas de côté par rapport au discours officiel. Il laisse ici éclater sa sensualité, sa passion pour les tournages en extérieurs, et pour les personnages de mauvais genre.

e poi quello che Allan considera un capolavoro, in 35mm:

Quatre nuits avec Anna
Cztery noce z Anną
Jerzy Skolimowski
Pologne, France / 2007 / 87 min / 35mm / VOSTF

Avec Artur Steranko, Kinga Preis.Trouble in Paradise is a 1932 American Pre-Code romantic comedy film directed by Ernst Lubitsch, starring Miriam Hopkins, Kay Francis, and Herbert Marshall

Dans le passé, Léon a été témoin du viol d'Anna, une infirmière qui travaille dans le même hôpital que lui. Voyeuriste à la timidité maladive, il va espionner la jeune femme de jour comme de nuit.


Sempre domenica, dopo una pasta al pesto e una bottiglia di rosso con Marco, decido di guardare ancora un film: Trouble in Paradise, del 1932, una “American Pre-Code romantic comedy” di Ernst Lubitsch, con Miriam Hopkins (1902-1972), Kay Francis (1905-1968, assomiglia moltissimo a mia nonna Cayre) e Herbert Marshall (1890-1966, inglese, perdette una gamba durate la Prima guerra mondiale, ma nel film non si nota per niente). Purtroppo mi addormento più volte e lo apprezzo solo in parte.


Lunedì 8, dopo ver ricevuto un sms di Alain Garel, al quale rispondo esistante, la sera dopo il lavoro non sono troppo stanco e decido di andare alla sua “leçon” e alla proiezione di Le miroir (Зеркало), il quarto film di Tarkovski, del 1975.


Giovedì 11: con Brigitta guardiamo il primo Lang americano, Fury, del 1936, con la bravissima Sylvia Sidney (1910-1999, vista pochi giorni fa nel suo secondo film americano) che recita la parte della promessa sposa di Spencer Tracy (1900-1967). Impressionanti i fermo-immagine sui linciatori.


Sabato 13, nel pomeriggio subito dopo pranzo, guardiamo L'enfant, il secondo film dei Dardenne ad aver vinto la Palma d'ora a Cannes, nel 2005, dopo Rosetta (1999). Seguiamo con emozione le vicende di Sonia (Déborah François, 1987), di Bruno (Jérémie Renier, 1981) e del piccolo Jimmy nella periferia di Liège.


Domenica 14, sempre dopo pranzo (è il modomigliore per non dormire durante il film) ci guardiamo un altro bellissimo Lang: The woman in the window, il suo secondo film del 1944, dopo Ministry of fear.


Sempre domenica, la sera dalle 21 alle 23, riusciamo a guardare un altro Lang, un noir perfetto: The big heat, del 1953, con Glenn Ford, Gloria Grahme e un giovane e crudelissimo Lee Marvin. Giustamente Brigitta nota che la segretaria zoppa dello sfasciacarrozze che coraggiosamente decide di aiutare Bannon ricorda la narratrice de La femme d'à côté di Truffaut, Madame Jouve, che potrebbe essersene ispirato.


Lunedì 15, riesco ancora a vedere un Lang, la sera dopo il lavoro: House by the river, del 1950.


Mercoledì 17, bella serata alla Cinémathèque per l'inaugurazione dell'importante retrospettiva “Le cinéma de (mauvais) genre taïwanais”:

Typhoon
颱風 [Tai feng]
Pan Lei
Taïwan / 1962 / 110 min / DCP / VOSTF

Avec Ching Tang, Hong Mu, Bao-Yun Tang.

Un gangster se réfugie au mont Ali accompagné d'une petite fugueuse qui se fait passer pour sa fille. Il séduit une femme alcoolique et frustrée, puis une jeune aborigène. Mais la police le traque toujours.

Film météorite au sein d’une industrie en mandarin engluée dans la propagande, et d’un cinéma en taïwanais résolument commercial, Typhoon est une tempête passagère qui secoue les genres, brise les conventions de l’époque et offre à ses acteurs leurs meilleurs rôles. Pan Lei s’était déjà distingué par ses scénarii originaux et ses films précédents, qui faisaient toujours un pas de côté par rapport au discours officiel. Il laisse ici éclater sa sensualité, sa passion pour les tournages en extérieurs, et pour les personnages de mauvais genre.

Bravissima e simpaticissima la bambina protagonista!

Roberto Giacono è rimasto alla Maison d'Italie ma siamo comunque riusciti a salutare la sua compagna Nicole.


Sabato 20: da solo sul divano (Brigitta dorme dopo due minuti), guardo il primo episodio de I vinti, quello francese, di Antonioni, del 1953.


Domenica 21: è Pasqua, e alle 16.45 abbiamo Amarcord (nel ciclo Fellini, 1973) alla Cinémathèque. Incontriamo casualmente Annalisa Consonni e, proprio mentre il film sta per iniziare, arriva anche Elena Zapponi. Magali Noël (1931-2015) è la “Gradisca”.

“In una famosa scena di Amarcord si vede un professore di greco che interroga un ragazzino, proponendogli parole misteriose: Epta necròn gar pesònton us emàrpsamen posìn chèilioi èimen fonèes. Il destinatario però pare ignaro delle sublimità elleniche, finge di non saper pronunciare l’ostico emàrpsamen, e si beffa del docente con impertinenza. I versi sono del giambografo Archiloco: nella scuola evocata da Fellini c’erano già i «lirici greci», a far faticare gli studenti tra frammenti oscuri e bellezze remotissime.” (Carlo Franco, https://ilmanifesto.it/litaliano-aulico-che-indorava-saffo/).



Tornati a casa dopo una bella passeggiata (con Annalisa fino alla BnF, poi solo con Elena fino alla Gare d'Austerlitz) ceniamo e guardiamo gli altri due episodi de I vinti, quello italiano:


e quello inglese:



Lunedì 22, Pasquetta: subito dopo pranzo abbiamo la pessima idea di provare un Godard che ci strappa qualche risata ma che si rivela in fin dei conti quasi insostenibile: Weekend, del 1967, con Jean Yanne e Mireille Darc. E con tante comparse conosciute: Jean-Pierre Léaud, Anne Wiazemsky, Paul Gégauff (il pianista!), Juliet Berto, Blandine Jeanson (Emily Brontë et une fille à la ferme), Sanvi Panou (l'éboueur noir), László Szabó (l'éboueur arabe), Jean Eustache (chi è?).


In serata guardiamo la prima ora di All about Eve, di Joseph L. Mankiewicz, del 1950.

Il cast:

Bette Davis (1908-1989) as Margo Channing
Anne Baxter (1923-1985) as Eve Harrington
George Sanders (1906-1972 as Addison DeWitt
Celeste Holm (1917-2012) as Karen Richards (meglie del drammaturgo)
Gary Merrill as Bill Sampson (1915-1990: il regista, fidanzato di Margo e di 8 anni più giovane)
Hugh Marlowe as Lloyd Richards (il drammaturgo)
Thelma Ritter as Birdie
Gregory Ratoff as Max Fabian
Marilyn Monroe as Miss Casswell
Barbara Bates as Phoebe
Walter Hampden as aged actor (Sarah Siddons Award presenter)
Franklyn Farnum as Sarah Siddons Awards guest (uncredited)


Martedì 23: fino alle 23, senza particoari cedimenti, finiamo Alla about Eve, cominciato ieri sera. È un bellissimo film ma, spiegavo a Brigitta, troppo teatrale e non abbastanza cinematrografico perché Allan lo possa considerare un capolavoro del cinema.


Mercoledì 24, rieccoci in Cinémathèque (dove rivediamo Roberto Giacone e Nicole) per l'inaugurazione del ciclo Joan Crawford:

Femme ou maîtresse
Daisy Kenyon
Otto Preminger
Etats-Unis / 1947 / 99 min / 35mm / VOSTF
D'après le roman Daisy Kenyon d'Elizabeth Janeway.

Avec Joan Crawford, Dana Andrews, Henry Fonda.

Daisy, dessinatrice réputée, est la maîtresse d'un puissant avocat, Dan O'Mara, qui ne se résout pas à quitter sa femme. Daisy accepte difficilement cette situation, remise en question par la présence d'un nouvel homme dans sa vie.


Sabato 27, mentre Brigitta è in BiS con le amiche mi guardo a casa Él, “una película mexicana de largo metraje de 1953 del director español exiliado en México Luis Buñuel.”

“Francisco Galván es un joven soltero, religioso, de buena posición social y virgen. Un Jueves Santo, en la iglesia, durante la ceremonia del lavatorio de los pies, su mirada divaga por los peregrinos hasta que bruscamente se detiene en los pies de Gloria. A partir de ese momento la buscará y enamorará, a pesar de que ella resulta ser novia de su amigo, el ingeniero Raúl. El amor que parece nacido de la locura no parará nunca, y los celos patológicos de Francisco condicionarán todo su comportamiento posterior.”


Domenica 28, rivedo dopo tantissimi anni (mentre Brigitta lo vede per la prima volta) The birds, [Alfred Hitchcock] del 1963 vagamente tratto da un racconto di Daphne de Maurier del 1952.

Tippi Hedren (1930) as Melanie Daniels
Rod Taylor (1930-2015) as Mitchell “Mitch” Brenner
Jessica Tandy (1909-1994) as Lydia Brenner
Suzanne Pleshette (1937-2008) as Annie Hayworth



Dopo il film riprendo Houellebecq 2010 e lo finisco prima di andare a letto.


Lunedì 29: sono in vacanza e già nel pomeriggio guardo un primo film: il Robinson Crusoe, del 1954, di Buñuel.


La cosa che gli manca di più, dopo anni di isolamento sulla sua isola deserta (a parte le saltuarie visite dei cannibili da isole vicine…), è la voce umana; per questo si reca in una vallata e declama il Salmo 23 nella versione di King James, per ascoltare anche solo l'eco di una voce umana, la sua.


Martedì 30, sul TGV Parigi-Torino (questa volta abbiamo preso quello delle 14.41) guardiamo due cortometroggi, e saranno gli ultimi film di questo mese: Une histoire d'eau (12 minuti, fatto insieme da François Truffaut e Jean-Luc Godard nel 1958):


e Les surmenés, di Jacques Doniol-Valcroze, che io ho preferito al primo, perché più classico e senza i suoi difetti (testi e musiche volutamente virtuosistici).

Maggio

Primo film del mese, mercoledì 1, a Cuneo, in via Saluzzo, in serata, prima della pizzeria Scugnizzo: The killes, il remake di Siegel del 1964, che ho già visto due volte negli anni scorsi ma che rivedo sempre volentieri.


Giovedì 2, dopo cena (prodotti genovesi buonissimi di Eianda) guardiamo La femme de l'aviateur, girato da Rohmer nel 1980 e uscito nel marzo del 1981.

Philippe Marlaud : François
Marie Rivière : Anne
Anne-Laure Meury : Lucie
Mathieu Carrière : Christian
Philippe Caroit : le copain de François
Rosette : la concierge
Fabrice Luchini : Mercillat
Coralie Clément : la collègue d'Anne
Lisa Hérédia : l'amie d'Anne
Mary Stephen : la touriste aux Buttes Chaumont
Haydée Caillot : la femme blonde
Neil Chan : le touriste aux Buttes Chaumont


Brigitta sopporta con difficoltà le nevrosi parigine della Rivière, ma io amo il film questa volta come l'ho amato le volte precedenti e forse, grazie alla qualità ottima (tenendo presente che Rohmer girò in 16 mm), apprezzo ancora di più la fotografia che rende benissimo, mi sembra, la Parigi ormai scomparsa dell'inizio anni Ottanta.

Principaux lieux de tournage à Paris :

Gare de Paris-Est (10e)
Rue Rennequin (17e)
Parc des Buttes-Chaumont, Rue Armand-Carrel, Rue Cavendish (19e)

Strazianti le sequenze finali, sulle note della canzone “Paris m'a séduit”, paroles et musique d'Éric Rohmer, interprétée par Arielle Dombasle.


Venerdì 3: rivedo (a quesi 2 anni di distanza dall'ultima volta) Panique, del 1946, ispirato al romanzo di Simenon “Les fiançailles de monsier Hire”, del 1933. Michel Simon (1895-1975) è Hire, Viviane Romance (1912-1991) è Alice e Paul Bernard (1898-1958) è Alfred, il vero assassino.


Sabato 4: No country for old men: “a 2007 American neo-Western crime thriller film written and directed by Joel and Ethan Coen, based on Cormac McCarthy's 2005 novel of the same name. A cat and mouse thriller starring Tommy Lee Jones, Javier Bardem, and Josh Brolin, it follows a Texas welder and Vietnam War veteran in the desert landscape of 1980 West Texas. The film revisits the themes of fate, conscience, and circumstance that the Coen brothers had explored in the films Blood Simple (1984) and Fargo (1996).”



Domenica 5, in treno tra Chambéry e Parigi guardo una altro Buñuel, un bel melodramma del 1951: Una mujer sin amor, tratto da un romanzo di Maupassant, Pierre et Jean (in spagnolo, Pedro y Juan). Così come nel film di Rohmer di qualche sera fa, l'uso delle fotografie è veramente importante ed andrebbe analizzato. C'è sempre quella strana sensazione, quando viene inquadrata una fotografia, che il cinema si fermi, e guardi indietro, alle sue origini, riflettendo e facendoci riflettere in un processo un po' particolare di mise-en-abîme.


Mercoledì 8 (è festa per i francesi ma noi abbiamo lavorato) vado con Marianna in Cinémathèque alle 20 per


di
Federico Fellini
Italie, France / 1962 / 128 min / DCP / VOSTF

Avec Marcello Mastroianni (1924-1996), Sandra Milo (1933), Claudia Cardinale (1938), Anouk Aimée (1932), Rossella Falk (1926-2013).

Le cinéaste Guido Anselmi, en cure dans une station thermale, traverse une forte crise créative. Alors qu'il cherche une source d'inspiration pour son prochain film, il se trouve happé par ses souvenirs et ses fantasmes.

« Au moment du tournage de 8½, il m’arriva une chose que je redoutais depuis longtemps. Je fus victime d’un blocage, comme les écrivains en ont parfois devant leur page blanche. » Le blocage de Fellini devint le sujet même du film. Les angoisses d’un cinéaste en mal d’inspiration et en mal de vivre tout court. Guido / Mastroianni, double notoire arborant tous les attributs felliniens (manteau noir, écharpe et Borsalino), se laisse porter par le souffle du vent à travers les fantasmes et les rêves du passé, jusqu’à la farandole finale, d’une beauté infinie, indissociable du thème légendaire de la fanfare de Nino Rota.


Venerdì 10: in assenza di Brigitta, a Nuoro per il Festival del documentario (https://www.isrealfestival.it/) da martedì, decido di guardarmi una serie di film di Takeshi Kitano e inizio con Violent cop del 1989.


Sabato 11: secondo Kitano, Sonatine del 1993, ancora più nichilista del film di ieri e forse, dal punto di visto estetico, ancora più bello. Guardarlo è stata un'esperienza straniante.


Domenica 12, nel pomeriggio a casa, guardo un bel Renoir del 1941, Swamp Water (L'étang tragique), il suo primo film americano. Mi fa venire in mente un Becker posteriore di soli due anni, Goupi Mains Rouges.


La sera tardi, secondo Renoir della giornata: Les bas-fonds, del 1936 (anno fecondissimo per il regista), tratto da Gorki.


Venerdì 17, la sera, siamo molto stanchi ma riusciamo comunque a vedere due dei cortometraggi che l'Istituto Luce commissionò a dei giovani registi per celebrre i suoi novant'anni (1924-2014) e che raccolse nel DVD 9 X 10 novanta. Abbiamo visto quello di Alice Rohrwacher, OOO e poi quello di Alina Marazzi, OOO. Quest'ultimo una prima volta e poi una seconda volta con il “commento audio”, cioè con le stesse immagini ma con la voce della Marazzi che legge delle pagine bellissime di Renato Serra, tratte da Esame di coscienza di un letterato.


Sabato 18: guardiamo un grande classico di Michael Powell, Peeping Tom, del 1960.


Domenica 19: guardimo la prima parte (fino all'arrivo del “Lermontov ballet” a Montecarlo) di The red shoes, di Michael Powell and Emeric Pressburger, del 1948. Visualmente mozzafiato.



Giovedì 23: finiamo The red shoes.


Domenica 26: la sera, fino a dopo mezzanotte, guardiamo Black Narcissus di Powell e Pressburger, del 1947.


Mercoledì 29: siamo di ritorno alla Cinémathèque (salutiamo il direttore arrivando) per assistere, nella Salle Henri Langlois [20h00 → 21h55 (115 min)], all' Ouverture de la rétrospective en présence d'Otar Iosseliani, con La Chasse aux papillons

France, Allemagne, Italie / 1991 / 115 min / DCP

Avec Narda Blanchet, Pierrette Pompon-Bailhache, Alexandre Tcherkassoff, Thamar Tarassachvili.

Deux vieilles dames vivent en autarcie dans le château familial. La première joue du trombone dans la fanfare locale, tandis que la seconde s'enferme dans ses souvenirs. Un jour, l'une meurt et les héritiers se présentent.

Film restauré par Pastorale Productions au laboratoire Hiventy d'après les éléments de tirage originaux numérisés en 4K, avec le soutien du CNC. Les travaux image et son ont été supervisés par Otar Iosseliani, grâce au soutien de Vadim Moshkovich.

Tornati a casa, mentre Brigitta sale per aprire, io controllo la cassetta delle lettere e poi incrocio Olivier e Sophie, molto eleganti, che tornano dall'Opéra Bastille dove hanno visto una rappresentazione de La Tosca.


Venerdì 31, chiudiamo il mese con uno stupendo Bresson che non rivedevo da troppo tempo: Un condamné à mort s'est échappé, del 1956.

Giugno

Primo film del mese: altro Bresson stupendo che Brigitta non aveva mai visto e che a me fa comunque bene rivedere, Mouchette, del 1967. L'ultima volta lo avevo visto a Gerusalemme, nella stanzetta di Abigail, nell'agosto 2017.


Domenica 2: continuiamo il ciclo Bresson con il terribile Au hasard Balthazar, del 1966; fra i tre visti in questi giorni, sicuramente il più crudele.


Domenica 9: rivedo lo stupendo Chabrol ambientato in Bretagna, Que la bête meure, del 1969. Tratto da un romanzo poliziesco di Nicholas Blake [nom de plume di Cecil Day-Lewis, il padre di Daniel Day-Lewis], il cui titolo è tratto dal Qohelet III, 19: «19. Car le sort des fils de l'homme et celui de la bête sont pour eux un même sort; comme meurt l'un, ainsi meurt l'autre, ils ont tous un même souffle, et la supériorité de l'homme sur la bête est nulle ; car tout est vanité.»

Il protagonista, bravissimo, è Michel Duchaussoy (1938-2012), che io tendo a confondere con Jacques Dutronc (1943). Film scritto da Paul Gégauff insieme allo stesso Chabrol. Jean Yanne, 1933-2003, come sempre perfetto nel ruolo di beauf. Musica di Brahms cantata da Kathleen Ferrier. Gégauff fa citare alla moglie di Yanne il suo nome, ad una cena, come autore del “Nouveau roman”. Bela lezione sull'Iliade e l'Odissea. Les lieux de tournage sont Argol, Camaret-sur-Mer, le Cap de la Chèvre en Presqu'île de Crozon ainsi que Quimper et Plonévez-Porzay.

Michel Duchaussoy : Charles Thénier
Caroline Cellier : Hélène Lanson
Jean Yanne : Paul Decourt
Anouk Ferjac : Jeanne Decourt
Marc Di Napoli : Philippe Decourt
Louise Chevalier : Madame Levenes, la bonne de Charles
Guy Marly : Jacques Ferrand
Lorraine Rainer : Anna Ferrand
Dominique Zardi : L'inspecteur de police
Stéphane di Napoli : Michel Thénier
Raymone : La mère de Paul
Michel Charrel : Le casseur
France Girard
Bernard Papineau
Robert Rondo : Le garagiste
Jacques Masson : Le fils du paysan
Georges Charrier : Le chauffeur de taxi
Maurice Pialat : Le commissaire
Jean-Louis Maury : Le paysan


Martedì 11: la sera tardissimo, con occhi e testa molto stanchi, guardo la prima parde dell'adattamento televisivo di Chabrol di un famoso racconto di Henry James: Le Banc de la désolation, del 1974. Me ne aveva parlato Allan quando gli avevo detto che avevo appena rivisto Que la bête meure e che avevo apprezzato particolarmente l'interpretazione di Michel Duchaussoy (1938-2012).


Mercoledì 11: Rétrospective Semaine du cinéma chilien. Ouverture de la rétrospective. Séance présentée par Sebastián Lelio et suivie d'un dialogue avec le réalisateur.

Gloria
Sebastián Lelio

Chili-Espagne / 2012 / 110 min / DCP / VOSTF

Avec Paulina García, Sergio Hernández, Alejandro Goic, Diego Fontecilla.

Gloria, 58 ans, est divorcée, et ses enfants sont partis. Elle se sent éternellement jeune et dévore la vie. Lorsqu'elle rencontre Rodolfo, son existence est bouleversée.

Gloria raconte l'histoire d'une femme qui refuse de devenir invisible après cinquante ans. Sa puissance vitale, mise en valeur par l'élégance de portraitiste de Sebastián Lelio, déconstruit les stéréotypes que la société contemporaine fait peser sur les femmes.

Nel dialogo dopo il film vengono fuori i nomi di Alain Badiou (Lelio), di Félix Guattari (Trujilo) e il regista parla anche di “entelechia”([«essere compiuto, essere in atto», o da ἐντελὲς ἔχειν «essere in modo compiuto, perfetto»]. – Nella filosofia aristotelica, lo stato di perfetta attuazione raggiunto dalla sostanza, in contrapp. a «potenza» (δύναμις); nella filosofia di Leibniz, la sostanza individuale o monade, in quanto ha in sé il perfetto fine organico del suo sviluppo. Il termine è stato poi ripreso nelle scienze biologiche, e in partic. nel vitalismo, per designare il principio vitale irriducibile alla causalità spaziale.)…


Giovedì 13: dopo il lavoro, una volta fatti uscire i lettori, timbro il cartellino allz 18.50 e mi metto a vedere, seduto dove di solito mangio con Gaetano, la seconda parte dell'adattamento televisivo di Chabrol del racconto di Henry James: Le Banc de la désolation, del 1974. Anche oggi, nonostante non sia tardi ed io non sia particolarmente stanco, ho risciato di addormentarmi più volte nei meo di 20 minuti di film. È vero che la qualità video della versione trovata su YouTube è pessima…


Lunedì 17: siamo alla Cinémathèque per una doppia proiezione: L'âge d'or de Luis Buñuel en version restaurée et Buñuel après l'âge d'or di Salvador Simó. Sono con Brigitta ed incontriamo Giacone, la compagna, Stefania, la ex di Massimo nonché Sandro che ci raggiunge. poco prima dell'inizio…


Mercoledì 19, ritorno alla Cinémathèque per una lunga séance spéciale dedicata al regista georgiano Mikhail Kobakhidze.

8 ½ perdu
Lasha Otkhmezuri
Géorgie / 2018 / 47 min / Numérique / VOSTF

Portrait du cinéaste géorgien Mikhaïl Kobakhidzé, auteur d'une oeuvre fulgurante et poétique.

Film inédit. Avant-première.

Jeune amour (Molodaya lioubov)
Mikhail Kobakhidze
URSS / 1961 / 7 min / 35mm

Un jeune géologue rentrant d'une expédition s'aperçoit que sa femme ne l'attend pas. Il en profite pour lui jouer quelques tours.

Carrousel
Mikhail Kobakhidze
URSS / 1962 / 11 min / 35mm

Dans une grande ville, un homme et une femme, qui se sont rencontrés par hasard, finissent par se perdre de la même façon.

Le Mariage (Svad'ba)
Mikhail Kobakhidze
URSS / 1964 / 21 min / 35mm

À Tbilissi, un pharmacien croise dans le trolleybus le regard d'une jeune femme. La retrouvant par hasard au Conservatoire, il échange avec elle un regard complice. Il la raccompagne.

En chemin
Mikhail Kobakhidze
France / 2002 / 13 min / 35mm

Un homme qui a perdu tout ce qu'il possédait perçoit enfin la liberté qui lui manquait jusque-là.

e, nell'ordine sbagliato:

Les Musiciens (Musikanty)
Mikhail Kobakhidze
URSS / 1969 / 12 min / 35mm

Deux jeunes musiciens se rencontrent. D'abord heureux, ils commencent à se quereller, avant que la dispute ne se transforme en guerre.

Per un problema tecnico non hanno proittato quello che pare essere uno dei più belli:

Le Parapluie (Zontik)
Mikhail Kobakhidze
URSS / 1966 / 18 min / 35mm

Un contrôleur de chemin de fer et sa bien-aimée vivent en paix le long d'une voie ferrée. Tout à coup, venu de nulle part, un parapluie entre dans leur vie.

All'uscita saluto Pierluigi, e gli dico di salutare Laura (che alla fine non è venuta perché domani ha una riunione); Lasha, nel frattempo, è scomparso.


Giovedì 20: sono distrutto da un forte raffreddore ma insisto con Brigitta perché non si rinunci all'ultima apertura della stagione:

L'Affaire Cicéron
5 Fingers
Joseph L. Mankiewicz
États-Unis / 1951 / 108 min / 35mm / VOSTF
D'après le récit Der Fall Cicero de Ludwig C. Moyzisch.

Avec James Mason, Danielle Darrieux, Michael Rennie, Walter Hampden.

Ankara, 1943. Sous le nom de code Cicéron, Diello, le valet de l'ambassadeur britannique, revend des documents secrets aux nazis. Avec la complicité de la comtesse Anna Slaviska, dont il a été auparavant l'employé, il entreprend d'amasser une petite fortune. Mais les Anglais, s'apercevant des fuites, envoient un agent du contre-espionnage.

L’Affaire Cicéron n’est pas qu’un simple film d’espionnage avec microfilms, poursuites et suspense, c’est aussi une réflexion sur la fonction de valet. Sans cesse, le héros est ramené à sa condition première. Entre deux claquements de talons, l’époussetage d’une veste et l’onctuosité polie envers les maîtres et les supérieurs, Mankiewicz pique là où ça fait mal. Son ironie pointe dans ses cadrages, dans ses dialogues, et il en profite pour égratigner malicieusement les diverses hiérarchies militaires et diplomatiques.


Sabato 23: mi vedo, da solo, The roaring twenties, che avevamo visto citato mercoledì nel documentario di Lasha Otkhmezuri su Mikhail Kobakhidze.


Domenica 23: Police, 1985, di Maurice Pialat. Depardieu (1948) cita Jacques Chardonne, mentre è a letto con la Marceau (1966). Scene finali girate veramente sotto casa mia, nella piazzetta della farmacia oggi vietnamita, e nel terrain vague dove oggi c'è la casa popolare con il ristorante giapponese, davanti alle mie finestre. La musica sopra l'ultima scena, Depardieu sconvolto, si spoglia a casa, dopo aver lasciato Noria in nella macchina a Belleville, è di Henryk Mikołaj Górecki, con voce del soprano Stefania Woytowicz. Il direttore della fotografia, bravissimo, almeno a livello di Berta, è Luciano Tovoli che di Pialat aveva già fatto, nel 1972, Nous ne vieillirons pas ensemble. Riuscitissimo il mélange di volgarità e di poesia; quest'ultima portata dall'amore di Depardieu per Nora: è un amore impossibile, va bene, ma la poesia rimane.


Mercoledì 26: rimango per una mezz'oretta in Istituto per l'incontro con i cinque finalisti del Premio Strega di quest'anno e poi corro, da solo perché Brigitta è al Festival del film ritrovato di Bologna, all'Ouverture de la rétrospective en présence d'Edgardo Cozarinsky

La Guerre d'un seul homme
Edgardo Cozarinsky
France / 1982 / 107 min / 35 mm

«Un dialogue inquiétant entre les actualités diffusées en France pendant l'Occupation et les journaux secrets d'Ernst Jünger, grand écrivain, alors officier de l'armée allemande.» (Edgardo Cozarinsky)

La serata non è presentata dalla Trujillo, probabilmente a Bologna, ma da Bernard; vedo anche Rauger e Dominique Païni.


Venerdì 28: dopo cena mi appisolo profondamente per venti minuti ma poi riemergo dal sonno anche se molto lentamente e da mezzanotte alle 2.20 mi guardo The age of innocence di Martin Scorsese, del 1993.

Daniel Day-Lewis (1957) as Newland Archer
Michelle Pfeiffer (1958) as Ellen Olenska
Winona Ryder (1971) as May Welland


Sabato 29: di nuovo molto tardi, come ieri sera, inizio, pur sapendo che non potrei vederlo tutto, The Life and Death of Colonel Blimp (1943) e lo interropo dopo un'oretta, dopo la partita a carte in clinica tra Clive Candy e Theo Kretschmar-Schuldorff.


Domenica 30: prima di pranzo finisco il film di michael powell and emeric pressburger, The Life and Death of Colonel Blimp.

Il colonnello è interpretato da Roger Livesey (1906-1976), a Welsh stage and film actor. He is most often remembered for the three michael powell and emeric pressburger films in which he starred: The Life and Death of Colonel Blimp (1943), I Know Where I'm Going! (1945) and A Matter of Life and Death (1946). Tall and broad with a mop of dark blond hair, Livesey used his highly distinctive husky voice, gentle manner and athletic physique to create many notable roles in his theatre and film work.

Anton Walbrook (1896-1967) è di origine austriaca ed ad un certo punto, nel film, racconta veramente la sua vita quando chiede il permesso agli inglesi di poter rimanere nel paese, anche se è in guerra con il suo. Lo ritroveremo nel 1948 in Th red shoes.

Deborah Kerr (1921-2007) ha un triplo ruolo: Edith Hunter / Barbara Wynne / Angela “Johnny” Cannon. la ritroveremo, nel 1947, in Black Narcissus.


Domenica 30: finisco il mese con un bel film, e ancora un film che parla dell'Occupazione: Mr. Klein, di Joseph Losey, del 1976. I costumi e soprattutto le acconciature non sono per nulla inattaccbili, ma l'ambientazione parigina è bella esteticamente e originale. Mr. Klein, l'antiquario gentile, abita al 136 de la rue du Bac (che nella realtà corrisponde al 110). Il suo doppio abita invece in rue des Abbesses.

Luglio

Mercoledì 3, primo film del mese, alla Cinémathèque:

Les Trois visages de la peur
I Tre volti della paura
Mario Bava
Italie-France / 1963 / 92 min / DCP / VOSTF

Avec Michèle Mercier, Boris Karloff, Jacqueline Pierreux.

Film à sketches.

Le Téléphone : Une femme est victime de menaces téléphoniques.
Les Wurdalaks : Une histoire de vampires dans la campagne slave.
La Goutte d'eau : Le vol d'une bague sur un cadavre provoque d'étranges phénomènes.

« Les esprits et les vampires sont partout. » Dans le prologue façon « Hitchcock présente », l'acteur Boris Karloff met en garde le spectateur, les trois histoires qui suivent vont le faire trembler. Michèle Mercier terrorisée par des appels téléphoniques pervers, Susy Andersen horrifiée devant un patriarche mort-vivant ou Jacqueline Pierreux en infirmière aux prises avec un cadavre : les fantômes du passé sont venus se venger et les trois femmes vont déguster. Éclairage morbide et vacillant, couleurs violentes, zooms menaçants et bande son anxiogène, Les Trois Visages de la peur forme un triptyque grandiose où tous les fantasmes de la terreur sont réunis.

Restauration 4K menée par la Société Cinématographique Lyre, avec le soutien de la Cinémathèque française et du CNC, au laboratoire L'Immagine ritrovata (Bologne), à L'Image retrouvée (Paris) et au studio L.E. Diapason (Paris).

Ressortie en salles par Théâtre du Temple Distribution le 3 juillet 2019.

Lo vedo con il collega di Brigitta dottorando a Paris 8, Stefano. Poi anche questa sera torno in bus: fortunatamente lo devo aspettare solo 2 minuti; quello dopo lo avrei aspettato 16…


Giovedì 4: riguardo Lady Eve, la divertente commedia di Preston Sturges di cui Massimo mi ha parlato martedì quando è venuto in biblioteca.


Domenica 7: Hôtel du Nord, di Marcel Carné, suo secondo film del 1938.

Annabella : Renée, la fiancée de Pierre
Arletty : Mme Raymonde, la prostituée
Louis Jouvet : M. Edmond, le protecteur de Mme Raymonde
Jean-Pierre Aumont : Pierre, le fiancé de Renée (nel 1973 lo rivedremo ne La nuit américaine
André Brunot : Émile Lecouvreur, le patron de l'hôtel
Jane Marken : Louise Lecouvreur, la patronne de l'hôtel
Paulette Dubost : Ginette Trimaux, la femme de Prosper
Bernard Blier : Prosper Trimaux, éclusier et donneur de sang
François Périer : Adrien, un client de l'hôtel
Henri Bosc : Nazarède, un truand qui recherche M. Edmond
Marcel André : le chirurgien
Raymone : Jeanne, la bonne à tout faire
Génia Vaury : l'infirmière
Andrex : Kenel, un habitué de l'hôtel
René Bergeron : Maltaverne, le gendarme
Jacques Louvigny : Mimar, un habitué de l'hôtel
Armand Lurville : le commissaire
René Alié : un complice de Nazarède
Marcel Perès : un client du restaurant de l'hôtel
Charles Bouillaud : un inspecteur
Marcel Melrac : un agent de police
Albert Malbert : un client du restaurant de l'hôtel
Dora Doll : une figurante au restaurant
Albert Rémy


Sabato 13, mentre Brigitta è alla festa di dottorato di Mattia e Carlo, mi guardo fino all'1.14 di notte il mediocre Eyes wide shut di Stanley Kubrick, del 1999. Il cast è il primo, insormontabile problema, per me: non sopporto né la Kidman né Cruise, e non li trovo assolutamente erotici, né presi singolarmente, ed ancora meno accoppiati…


Domenica 14: Brigitta mi offre (e ormai un'entrata costa 11,40€!) il film di Duccio Chiarini, L'ospite, del 2018, all'mk2 Beaubourg.

Daniele Parisi: Guido
Silvia D'Amico: Chiara
Anna Bellato: Lucia
Thony: Roberta
Daniele Natali: Dario
Sergio Pierattini: Alberto

Bel concertino di Brunori Sas in uno scantinato affollato, occasione per una scena romantica tra Guido e la sua cardiologa, Roberta, ex dell'amico Daniele.


Lunedì 15: Brigitta mi chiede di riguardare con lei The age of innocence, del quale le avevo parlato. Vediamo i primi 50 minuti, fino a quando Newland Archer raggiunge la contessa Ellen Olenska nella casa di campagna dei van der Luyden, accettando con ritardo l'invito di Lawrence Lefferts, che ha una tenuta vicino.



Doppia mise en abyme: proprio all'inizio del film, con l'opera (è il Faust di Charles Gounod), e poi, quaranta minuti dopo, con la pièce teatrale (“the farewall scene”). Non nuovo, ma riuscitissimo, l'effetto di Ellen che “recita” la lettera che ha scrito a Newland da una carrozza scoperta, in un paesaggio innevato, guardando in camera.


Mercoledì 17: continuiamo e finiamo il bellissimo Scorsese iniziato lunedì. Quando sono nella casa di villeggiatura (dove per ironia della sorte torneranno da sposati), vediamo prima quello che luisi augura che succeda, e poi quello che accade veramente. Quando va a Boston per incontrarla, facendole una sprpresa, e sono le ultime ore che passano insieme, vede prima la versione di lei in miniatura, mentre un pittore sta dando gli ultimi ritocchi al suo ritratto, e poi, più lontano, la Ellen vera, mentre legge seduta su una panchina.

Domenica 21: per l'ultima serata insieme, prima della partenza di Brigitta per Alghero e la Summer School di Filmidee, proviamo prima a guardare Notorious di Hitchcock, del 1946, ma poi, quando vediamo che i sottotitoli italiani non funzionano, decidiamo invece di rivedere Paisà di Rossellini, dello stesso anno. Qual è l'episodio più bello? Esito tra quello di Firenze e quello di Scardovari.


Martedì 23: è la prima serata che passo a casa senza Brigitta (ieri sono stato da Teresa e Marcello), ormai alla Summer School di Filmidee, e decido di rivedermi un classico di Losey, The servant, del 1963. Lo inizio però dopo le 23 e il film è piuttosto lungo; riesco a finirlo, ma dopo l'una di notte iniziavo a perdere un po' la concentrazione.


Mercoledì 24 e giovedì 25 mi vedo, in due parti, il mediocre film di Claude Sautet del 1971, Max et les ferrailleurs, abbastanza ridicolo, con la sua sceneggiatura traballante e una fotografia da fumetto. Ieri avevo ne avevo vista un'ora, oggi ho guardato, mangiando, gli ultimi 45 minuti. Uno dei problemi, per me, è che io non sono attratto da Romy Schneider (Vienne 1938 - Paris 1982), qui nel ruolo della puttana tedesca.


Sabato 27: decido di affrontare il primo di tre adattamenti de Les liaisons dangereuses di Laclos, quello girato da Roger Vadim nel 1959. Non sarà stato un grande regista, ma di certo di donne se ne intendeva! La Tourvel è interpretata dalla sua moglie dell'epoca, una bellissima danese.



Gérard Philipe (1922-1959) : le vicomte de Valmont, brillant diplomate, époux de Juliette
Jeanne Moreau (1928-2017): Juliette Valmont, née de Merteuil
Jeanne Valérie (1941): Cécile Volange, la fiancée de Danceny
Annette Stroyberg (1936) : Marianne Tourvel (Annette Vadim épouse de Roger Vadim)
Simone Renant (1911-2004): Mme Volange, mère de Cécile
Jean-Louis Trintignant (1930) : Danceny, le jeune polytechnicien
Nicolas Vogel : Jerry Court
Madeleine Lambert (1892-1977): Mme Rosemonde, la femme qui accompagne Marianne
Boris Vian (1920-1959): Prévan, un ami diplomate de Valmont

La modernizzazione dell'adattamento non ha niente di choccante, ci si abitua subito e non mancano le trovate geniali. La lesbica bionda (Dora Monier) di Quai des Orfèvres (Clouzot, 1947) interpreta qui, dodici anni dopo, la madre di Cécile.


Domenica 28, nel pomeriggio, guardo lo splendido noir Dark passage, del 1947, di Delmer Daves, con la coppia Bogart/Bacall. Si svolge tutto a San Francisco, la città del regista.

Sempre domenica, la sera fino a mezzanotte, guardo una seconda versione de Les liaisons dangereuses, quella di Stephen Frears del 1988, con:

Glenn Close (1947) : la marquise de Merteuil
John Malkovich (1953) : le vicomte de Valmont
Michelle Pfeiffer (1958) : Mme de Tourvel
Swoosie Kurtz : Mme de Volanges
Keanu Reeves (1964) : le chevalier Danceny
Uma Thurman (1970) : Cécile de Volanges
Mildred Natwick : Mme de Rosemonde
Peter Capaldi : Azolan
Joe Sheridan : Georges
Valerie Gogan : Julie
Laura Benson : Émilie
Joanna Pavlis : Adèle

Mi è sembrata riuscitissima, e molto piacevole. Bravissimi gli attori, in particolare la Pfeiffer e Malkovich. La Close, che all'inizio mi sembrava inadatta la ruolo della Merteuil, alla fine riesce a convincere.

Agosto

Giovedì 1, con Brigitta a Cuneo iniziamo il mese con un film classico di un grande regista del quale non avevamo mai visto niete insieme: Angst essen der Seele auf, del 1974, di Rainer Werner Fassbinder. È una copia restaurata nel 1974, con dei colori bellissimi, tipici di quegli anni. Le donne delle pulizie che mangiano sulle scale. Frequenti riprese attraverso porte, finestre, vetrine. Importanza particolare degli specchi, dall'inizio alla fine del film: all'inizio Ali e la donna, prima di andare a letto, di guardano uno dopo l'altro in quello del bagnetto di lei e sembra che nessuno dei due si riconosca. Alla fine, la camera si avvicina allo specchio del reparto d'ospedale e vediamo lei che si siede di fianco al letto nel quale lui è sdraiato, dopo un'operazione di ulcera perforata. Poco prima Alì era quello inquadrato più da vicino, direttamente, adesso, allo specchio, sono i più lontani, come se il regista volesse lasciarli in pace e ci chiedesse di fare altrettanto. Incredibile pensare a come mi ero dimenticato, quanto avevo trascurato la sua influenza, su, per esempio, Kaurismäki.



In serata guardiamo ancora Le ballon rouge, il poeticissimo cortometraggio (34') di Albert Lamorisse del 1956 che si volge quasi esclusivamente tra Ménilmontant e quello che sarà il Parc de Belleville. Si vede diverse volte il 96, sul quale il bambino la prima volta non può salire proprio perché è accompagnato dal suo palloncino rosso.



Venerdì 2: in serata continuiamo la serie Fassbinder e guardiamo il primo film della trilogia della Germania Federale, Die Ehe von Maria Braun, del 1978, con una splendida Hanna Schygulla (1943). Le ultime scene hanno come sottofondo la radiocronaca della finale di coppa del mondo Germania-Ungheria, giocata a Berna il 4 luglio 1954 e finita 3-2. Si parla, nella storia del calcio, di “Miracolo di Berna” perché la Germania era sotto di due goal, e gli ungheresi erano i favoriti.



Sabato 3: nel pomeriggio guardiamo il nostro primo film della regista polacca Agnieszka Holland (1948), Kobieta samotna (A lonely woman o A woman alone)), del 1981. Wikipedia: “The film is a political drama about middle-aged Irena (played by Maria Chwalibóg (1933)) who lives alone on the outskirts of Wrocław.”


Mercoledì 7: dopo una notte passata al “Bianca Maria Palace” di Milano, mentre Brigitta è a seguire il Festival a Locarno io, di ritorno in via Saluzzo, mi sono guardato il Powell & Pressburger del 1945, I know where I'm going!, bella storia d'amore ambientata in Scozia. Anche qui, come in The Life and Death of Colonel Blimp e in A Matter of Life and Death, grande ruolo di Roger Livesey (1906-1976).



Giovedì 8: vedo il terzo film tratto da Les liaisons dangereuses, forse il più bello, quello di Miloš Forman uscito a fine 1989: Valmont.

Colin Firth (1960) as Valmont
Annette Bening (1958) as Madame de Merteuil
Meg Tilly (1960) as la Présidente de Tourvel
Fairuza Balk (1974) as Cécile de Volanges
Siân Phillips (1933) as Madame de Volanges
Jeffrey Jones (1946) as Gercourt
Henry Thomas (1971) as Danceny
Fabia Drake (1904-1990) as Madame de Rosemonde



La musica mi è sembrata bellissima, e giustissima. Una parte è stata composta apposta per il film da John Straus, molti brani sono dei classici:

Divertimento for Winds in B, K240
Wolfgang Amadeus Mozart

Minuet from Quartet in F, Opus 50, Number 5
Franz Joseph Haydn

Te Deum
Marc-Antoine Charpentier

Tom Jones
Ouverture and Finale
François-André Danican Philidor

Richard Couer de Lion
Ouverture
André-Ernest-Modeste Grétry

Le Sorcier
François-André Danican Philidor

Les Oiseaux Elegants
François Couperin

L'Apotheose de Lulli
François Couperin

Les Songes de Dardanus
Jean-Philippe Rameau

A Knighty riding Trough the Glade Love, If You Will Come To Me
Music by Baldassare Galuppi [as Baldassari Gallupi]
Lyrics by Anne Gyory and Hope Newman

Pity the Fate
Music by François-André Danican Philidor
Lyrics by Anne Gyory and Hope Newman

Tutti: “Performed by the orchestra of the The Academy of St. Martin-in-the-Fields”

(“Soundtrack Credits” presi da IMDb.)

Il pittore al quale Forman s'ispira di più, e con successo, direi, probabilmente anche grazie al direttore della fotografia, è chiaramente Watteau.


Venerdì 9: Viano viene a farmi un saluto alle 21 e quindi ho deciso di vedermi un film in fine pomeriggio; ho scelto la prima versione di Cape Fear, quella del 1962, dopo che Allan mi ha assolutamente sconsigliato quella posteriore, del 1991, di Martin Scorsese. Musica, notevolissima, di Bernard Herrmann.

Da Wikipedia:

Cape Fear is a 1962 American psychological thriller film starring Robert Mitchum, Gregory Peck, Martin Balsam, and Polly Bergen. It was adapted by James R. Webb from the 1957 novel The Executioners by John D. MacDonald. It was initially storyboarded by Alfred Hitchcock (who was slated to direct but who quit over a dispute), subsequently directed by John Lee Thompson, and released on April 12, 1962. The film concerns an attorney whose family is stalked by a criminal he helped to send to jail.

Cape Fear was remade in 1991 by Martin Scorsese. Peck, Mitchum, and Balsam all appeared in the remake.”


Sabato 10: The magnificent Ambersons, capolavoro di Welles del 1942. Capolavoro, certo, ma non un film facile; anche il testo inglese l'ho trovato piuttosto complesso. Visualmente potentissimo. Voglio scrivere ad Alain per dirgli che questo è il tipico film per il quale sento che avrei bisogno di assistere ad una sua leçon. Che strane le scene così scure, quelle dalla fine della festa, per esempio, quando gli invitati se ne vanno e sono filmati al buio, quasi come delle silhouette. Tra gli attori, mi è sembrata particolarmente straordinaria l'interpretazione di Agnes Moorehead (1900-1974) as Fanny Minafe; già in Citizen Kane (1941) e poi per esempio in Dark passage, dove l'ho vista pochi giorni fa, nel ruolo dell'odiosa. sarà poi attrice di Sirk in Magnificent obsession (1954) e in All that heaven allows (1955).


Domenica 11, nel pomeriggio, vedo il primo, mediocre Buñuel messicano, Gran Casino, del 1946.

Da Wikipedia:

Gran Casino, también conocida como En el viejo Tampico, es una película mexicana realizada en 1946 durante la etapa de la Época de Oro del cine mexicano, protagonizada por Jorge Negrete y la actriz y cantante Libertad Lamarque. Este filme clásico es una de las pocas producciones comerciales del director surrealista Luis Buñuel y la primera que dirigió en México. El Trío Calaveras que acompañaba a Jorge Negrete en sus giras musicales hace apariciones en la cinta. La historia adaptada de la novela El rugido del paraíso de Michel Weber relata los problemas con inversionistas del petróleo antes de su expropiación por el gobierno mexicano.”


Dopo il pessimo film di Buñuel, rivedere (l'avevo visto l'ultima volta mercoledì 17 giugno 2015, con Laura Napolitano e Francesco Forlani alla Cinémathèque) il capolavoro di Orson Welles, The lady from Shanghai, del 1947, non poteva che essere un grande shock.

Rita Hayworth (1918-1987) as Elsa “Rosalie” Bannister (singing voice was dubbed by Anita Kert Ellis)
Orson Welles (1915-1985) as Michael O'Hara
Everett Sloane as Arthur Bannister
Glenn Anders as George Grisby
Ted de Corsia as Sidney Broome
Erskine Sanford as Judge
Gus Schilling as “Goldie” Goldfish


Lunedì 12, nel pomeriggio, mentre Brigitta è in treno sulla direttiva Locarno –> Bellinzona –> Milano –> Torino –> Cuneo mi guardo il terzo Wells della serie: Touch of evil, del 1958, in una versione “reconstructed”, della quale credo di potermi fidare. È bellissimo e incredibilmente complesso anche questo suo film.


Mercoledì 13: riprendiamo il nostro amato Krzysztof Kieślowski (1941-1996) e questa volta lo riprendiamo (quasi) dall'inizio, cioè da un sul film del 1981 e poi presentato soltanto nel 1987 a Cannes per via della censura comunista in Pologna: Przypadek (Blind chance, Destino cieco, Le hasard).

Ottimo riassunto nella pagina italiana del film di Wikipedia:

“La trama della pellicola è articolata in tre storie differenti che si susseguono in maniera lineare, tre ipotetiche vite del protagonista Witek, tutte generate da un fortuito incidente in una stazione ferroviaria.

Un enigmatico urlo viene emesso dal protagonista Witek, durante un viaggio in aereo. In questo frangente, egli ripercorre ciò che ha più caratterizzato la sua vita, dall'infanzia in cui imparava a scrivere, dall'adolescenza in cui si fidanzava con la giovane Czuszka, fino ad arrivare all'età adulta, in cui abbandona gli studi di medicina in seguito alla morte del padre. A causa di quest'ultimo avvenimento, Witek decide di fuggire lontano dal suo paese e di recarsi in treno a Varsavia. Un casuale e fortuito scontro in stazione con un uomo ubriaco genererà tre differenti percorsi nella vita del protagonista.

1. In stazione, Witek, dopo aver evitato lo scontro con un ubriaco, riesce a salire sul treno in corsa, dopo averlo rincorso per alcune centinaia di metri. Dopo aver conosciuto in carrozza Werner, un vecchio comunista, Witek aderisce al Partito di cui diventa un funzionario. Inizia una relazione con Czuszka, una sua vecchia fiamma, reincontrata per caso durante una passeggiata. Ma la loro storia si incrina quando la ragazza, di ideologia politica opposta al Comunismo, viene arrestata; dopo essere stata rilasciata, Czuszka decide di interrompere la loro storia d'amore, impossibilitata ad andare avanti a causa delle loro differenti posizioni politiche.

2. In stazione, Witek perde per un soffio il treno, a causa di uno scontro con un ubriaco. Viene arrestato dopo aver aggredito, in preda alla collera, il capostazione e condannato a svolgere per un mese lavori socialmente utili. Decide di opporsi al Comunismo e si unisce ad un gruppo di sovversivi. Durante una riunione, incontra Daniel, un suo caro amico d'infanzia e sua sorella Vera, che inizia a frequentare. Witek, dopo aver abbracciato il cattolicesimo ed essersi fatto battezzare, viene fermato all'aeroporto e privato del passaporto, mentre era in procinto di recarsi in Francia. Accusato di essere un anti-comunista, viene rilasciato alla condizione di fornire alla polizia i nomi dei suoi compagni. Tornato a casa, scopre che il loro quartier generale è stato smantellato e quasi tutti i suoi compagni sono stati arrestati; Witek viene accusato di essere un traditore e cacciato dalla resistenza. Con la fine del gruppo, termina anche la relazione con Vera. Witek rimane solo.

3. Witek perde il treno, a causa di un ubriaco che gli intralcia la strada. In stazione incontra Olga, sua compagna al corso di medicina; i due si innamorano, Witek si convince a riprendere gli studi. Dopo tre mesi, Olga gli annuncia di aspettare un bambino, i due si sposano. Nel frattempo Witek, impegnato a fare tirocinio all'ospedale, rifiuta di firmare una petizione contro il Comunismo, negando qualunque coinvolgimento politico. Il primario dell'ospedale, impossibilitato a partire, gli propone di andare in Libia per tenere alcuni corsi in vece sua; Witek accetta. Olga, il giorno della sua partenza, gli rivela di aspettare un secondo figlio, augurandosi di mettere al mondo una bambina. Witek sale sull'aereo[3] e dopo pochi minuti dal decollo, il velivolo esplode, con il protagonista a bordo.”

Il protagonista, Bogusław Linda (1952), lo avevamo visto da poco nel film della Holland, A woman alone.

Tornati dalla cena con i miei, dai miei, guardiamo ancora la prima parte (56') di Bez konca, (No end), sempre di Kieslowski, del 1985. La protagonista è una delle sue attrici preferite, Grażyna Szapołowska (1953). Magnifico film sulla morte e sulla presenza dei morti nelle nostre vite.


Giovedì 15: la sera vediamo la seconda parte del Kieslowski di ieri, con fine tragicissima ovviamente.


Poi, ancora tre cortometraggi di un giovane amico di Brigitta, Giulio Pettenò: Grand hotel, Notturno e Under the God.


Venerdì 16, nel pomeriggio, guardiamo in camera da letto (sul grosso schermo Philips, ma a partire dal PC di Brigitta perché il mio non può decodificare i file x265) Casino, di Scorsese, del 1995. Tre ore piacevoli, ma ne avevo un ricordo anche migliore: lo avevo visto quando uscì, ma allora sul grande schermo, ed immagino che l'effetto fosse stato ben più spettacolare. Mafia italiana, soprattutto, ma anche mafia ebraica e degli accenni alla mafia irlandese. Ginger, il personaggio interpretato dalla Stone, è di origine irlandese.


Sabato 17: altro adattamento letterario, il Madame Bovary di Vincente Minnelli, del 1949, con Jennifer Jones e James Mason nei panni di Gustave Flaubert!


Domenica 18: un mitico Scorsese del 1985, After hours, del 1985. Tradotto in italiano con Fuori orario dà il titolo alla famosa trasmissione di Ghezzi che si svolgeva più o meno nella stessa fascia oraria… La Arquette ha una certa somiglianza con Elena Zapponi.


Venerdì 23, al 3 di via Amsicora, prima di cena, ci guardiamo il nostro primo film a Iglesias: abbiamo scelto Europa Europa di Agnieszka Holland, del 1990. C'è anche la bella Julie Delpy (1969) giovanissima e ancora paffutella.


Sabato 24, la sera, dopo una pizza da Sa Matracca, in via Repubblica, ancora un Holland, con le stesse tematiche di quello di ieri, ma di qualche anno prima (1985): Bittere Ernte (Angry harvest), che io ho trovato molto più bello. Protagonista del film, Armin Mueller-Stahl (1930), visto nel bel Cronenberg “russo” Eastern Promises del 2007.


Domenica 25, prima di cenare al “Villa di chiesa”, in piazza municipio, vediamo la versione lunga di Decalogo VI, Krótki film o miłości (A Short Film About Love), del 1988, di Krzysztof Kieślowski. Il finale è diverso, modificato secondo quanto richiesto dall'attrice protagonista, la bravissima Grażyna Szapołowska (1953).

Martedì 27, la sera tardi, a letto, proviamo a guardare Roi soleil del regista catalano Albert Serra a dopo una quindicina di minuti ne abbiamo abbastanza.

Mercoledì 28, in tre diversi momenti della giornata, e fino all'1 e 20 di notte, guardiamo War and peace di King Vidor, del 1956.

Sabato 31, a Cuneo, facendo una pausa tra la prima e la seconda parte (spesa di tisane da Giraudo, prova di vestiti Issey Miyake da Isoari), guardiamo il film coreano Mademoiselle (The handmaid) di Park Chan-wook del 2016. Momenti di bell'erotismo; purtroppo la versione di Arte è doppiata in francese, mentre nell'originale pare si mescolino coreano e giapponese. Il film è un adattamento del libro “Fingersmith” (2002) della scrittrice gallese Sarah Waters (1966); ma mentre il libro era ambientato originariamente nell'Inghilterra della seconda metà dell'Ottocento, il film si svolge nella Corea occupata dai giapponesi negli anni Trenta del Novecento.

Settembre

Domenica 1, in viaggio sul TGV per Parigi, dopo Chambéry, mi rivedo un Chabrol che sottostimavo ingiustamente: La cérémonie, del 1995. Virginie Ledoyen (1976) è di una bellezza mozzafiato. La Bonnaire è perfetta in quel ruolo, la Huppert invece mi è sembrata meno convincente, nella prima parte, ottima nella seconda, quando lascia uscire fuori la vera personalità del suo personaggio.

Wikipedia: “adaptation du roman L'Analphabète (Judgment in Stone ) de Ruth Rendell, lui-même librement inspiré de la célèbre affaire Papin qui vit deux sœurs domestiques assassiner leurs patronnes en 1933, ainsi que de la pièce de Jean Genet Les Bonnes.


Venerdì 6: chiudo la settimana riguardando un film “parigino”, ma di una Parigi di un'altra epoca, Falbalas, di Jacques Becker, del 1944. Questa mattina avevo detto ad un lettore, attore di professione, Bruno Guiner (1951), che lo avrei fatto, e sono riuscito a mantenere la promessa. Micheline Presle mi ha ricordato molto Maya Foa, che è un po' la sua versione bruna.


Sabato 7, è il giorno del ritorno in Cinémathèque dopo la chiusura estiva. Lo faccio per un film che amo molto, e per quello che per me è il più importante regista francese vivente. Voglio dire che non so se lo sia in assoluto, lo è per me personalmente. Mi ricordo come fosse ieri che nel settembre 2000 ero con Viano a New York e, quando andavamo a consultare Internet nella bellissima sala di lettura della New York Public Library, io facevo ricerche su Esther Kahn, di Desplechin (1960), che avrei visto pochi giorni dopo al mio rientro a Parigi. Mi chiedevo in particolare perché avesse scelto di adattare proprio quel racconto di un autore oggi sconosciuto, Arthur Symons (1865-1945).

Summer Phoenix (1978): Esther Kahn
Ian Holm: Nathan Quellen
Fabrice Desplechin: Philippe Haygard
Akbar Kurtha: Samuel Kahn
Frances Barber (1958): Rivka Kahn
László Szabó: Ytzhok Kahn

Il film è stato presentato dal regista insieme al direttore della fotografia è Éric Gautier (1961). Dopo il film, lunga conversazione tra Bonnnaud e Desplechin, interessantissima. È difficile riassumere o anche solo elencare tutte le cose che sono state dette; ma è stata filmata e probabilmente tra qualche giorno sarà sul sito della Cinémathèque.

2h36 minuti. In 35mm perché non è ancora stato digitalizzato/restorato.

È il film successivo a Comment je me suis disputé... (1996); dopo essersi concentrato su Paul Dédalus, adesso ci dà il punto di vista di Esther, anche se è un'altra Esther.

Il libro: lo ha scoperto per caso in una collana di José Corti che amava molto, dice. In realtà si sbaglia, perché il racconto è tratto dalla raccolta Spiritual Adventures (1905), tradotto da Pierre Leyris (1907-2001) come Aventures spirituelles nella collana “Domaine anglais” del Mercure de France nel 1964.

Filosofi: innanzi tutto, Stanley Cavell; poi Pascal, Descartes (il sogno di Esther è una tratto dalle Méditations métaphysiques, Heidegger.

Preferenza per la generazione dei nonni (Truffaut), per liberarsi dall'influenza dei padri (Pialat). Eppure Bonnaud fa notare che László Szabó non può non far pensare a Pialat in À nos amours, dove faceva il lavoro del padre di Claude Berri, cioè di un altro ebreo.

Musica: ha chiesto a Howard Shore di fare la colonna sonora, anche se temeva che la produzione non potesse permetterselo, perché gli piace il fatto che la sua musica sia sempre contemporanea, anche nei film in costume. Voleva evitare a tutti i costi l'“effetto Edgar”.

“Ouverture à iris”, “Fermeture à Iris”: come in Truffaut, come in tanti Scorsese. Ingmar Bergman. Lo usa anche sulla Deneuve, quando annuncia di avere un cancro incurabile, in Rois et Reine.

All'inizio di ognuno dei suoi film Desplechin fa vedere ala troupe un film per dar loro un punto di riferimento: per Esther Kahn è stato L'enfant sauvage.

Martin Scorsese, The age of innocence: lo cita quando Esther scrive una lettera a Philip, per esempio.

Eric Rohmer, La marquise d'O

Jerry Schatzberg (1927), L'ami retrouvé (in inglese, Reunion), del 1989.

Teatro: Hedda Gabler di Henrik Ibsen, scritto nel 1890, rappresentato per la prima volta nel 1891.

Desplechin ricorda ancora lo shock di quando vide a Nanterre Hamlet diretto da Patrice Chéreau.

Il film peggiora notevolmente non appena entra in scena Philip, interpretato da Fabrice, il fratello di Desplechin. È pessimo ed il suo accento francese è molto fastidioso. Anche Bonnaud preferisce la prima parte del film, ha detto. Recupera poi nell'ultima parte, con la messa in scena di Hedda Gabler.

Secondo Jean-Claude Biette per i grandi registi bisognerebbe usare il termine “cinéaste”, invece di “metteur en scène” (più adatto ai registi teatrali) o di “réalisateur”.


Domencia 8: torno in Cinémathèque per l'ultimo film di Desplechin, Roubaix, une lumière, dl 2019. Presnetato, brevemente, da lui e dall'attore co-protagonista, il giovane Antoine Reinartz (1985) dle quale Arnaud si è innamorato dopo averlo visto, se non sbaglio, in 120 battements par minute di Robin Campillo. Il protagnista, invece, nel ruola del commissari Yacoub Daoud, è il bravissimo Roschdy Zem (1965), attore franco-marocchino.


Martedì 10: al Louxor per il film di Boris Nicot, il compagno di Judith, su Paulo Branco: Deux, trois fois Branco, del 2018. Incontro subito Marco, e Judith, e Marina e anche Julie. Marco sostiene, ed esprime questa sua idea paradossale anche a Boris, che non capisce da subito se sia scherzando o meno, che il film perde buona parte del suo interesse con l'arrivo sullo schermo dell'attesissimo Branco, nell'ultima mezz'ora! Paradossale, certo, visto che Boris ci aveva promesso un film su Branco, e non un film su sé stesso che cerca di girare un film su Branco…


Mercoledì 11: a casa la sera, anche se piuttosto stanco (difatti mi addormento un po') riguardo Le crime de monsieur Lange di Renoir.


Domenica 15: dopo un'ottima cenetta da Marco, riesco ancora a guardare un film. Il musetto di Virginie Ledoyen (1976), con frangetta e autoreggenti, in stile finto-anni-Cinquanta, mi spinge quasi a guardare Huit femmes (2002) del terribile François Ozon:


L'ho già vista o vorrei vederla in:

L'iniziazione, di Gianfranco Mingozzi, del 1987

Les Marmottes, di Élie Chouraqui, del 1993

L'Eau froide, di Olivier Assayas, del 1994

La cérémonie, di Claude Chabrol, del 1995

La Fille seule, di Benoît Jacquot, del 1995

La vie de Marianne, di Benoît Jacquot, del 1997

Fin août, début septembre, sempre di Olivier Assayas, del 1998

Jeanne et le Garçon formidable, d'Olivier Ducastel et Jacques Martineau, del 1998

Huit femmes, di François Ozon, del 2002

Les adieux à la reine, di Benoît Jacquot, del 2012


ma poi la ragione ha il sopravvento e guardo invece il miglior Losey americano, secondo Allan, cioè The prowler, del 1951, con un eccellente Van Heflin (1908-1971).


Mercoledì 18: inaugurazione della retrospettiva Garrel (1948) (l'ultima fu a Chaillot nel 2004) alla Cinémathèque; e per una volta abbiamo i posti nelle file dei riservati. Oltre a Brigitta, ci sono Sandro con Annalisa Consonni e, a sorpresa, arriva anche Giorgia Acciari. Brigitta arrivando ha visto Laetitia Casta (1978) che si faceva fotografare, ed in effetti verrà a sedersi proprio dietro la sua poltrona, poi ci sono Zouzou (1943) nella fila davanti, Jean-Pierre Léaud con la solita compagna bionda (se ne andranno dopo la presentazione, forse a cena da Cartouche?) e Garrel, naturalmente, che presenta il film Marie pour mémoire, girato nel novembre del 1967 e che avrebbe dovuto uscire nel maggio dell'anno dopo ma che non uscì per ovvie ragioni.

Tra le scene più belle, secondo me: quella del sogno di Marie nella fermata “Filles-du-Calvaire”; quella nella chiesa in demolizione/ristrutturazione (Pantin?), senza sonoro; quella con un grande “prisunic” sullo sfondo; quella del fidanzato che fugge nel traffico, tra i guard-rail. Torniamo a casa con il 71 che Brigitta prende insieme a me per la prima volta.


Venerdì 20: dopo una cena leggera accompagnata da un ottimo Chinon ci spostiamo decidiamo di riguardare un film che amiamo molto, per non dover impegnarci a scoprire cose nuove (procedimento più stancante) ma soltanto per approfondire cose che già conosciamo (procedimento altrettanto utile, se non di più), un film dell'anno di Brigitta, il 1991, La double vie de Véronique, il primo Kieślowski “francese”. Difatti, come moltissime immagini del film, anche il film stesso è “doppio”, nella trama e nella realizzazione, sospeso com'è tra Polonia e Francia. Quelli successivi lo saranno, per forza di cose, meno. Come le immagini che si riflettono su una prima superficie e poi su una seconda, fino a staccarsi completamente dalla prima: così saranno gli anni futuridel regista, sempre meno in Pologna e sempre di più in Francia.


Sabato 21: rivedo Der Amerikanische Freund (1976) in Cinémathèque, per il ciclo Nicholas Ray. Oltre a Brigitta e ci sono anche Sandro e Annalisa Consonni con il ragazzo. Copia DCP ristorata, molto bella. Ero più preparato, l'ho capito meglio delle volte precedenti.


Mercoledì 25, inaugurazione del ciclo Kira Muratova alla Cinémathèque.


Venerdì 27, alle 21.15, sempre alla Cinémathèque, dopo una cena leggera da Anco (Cartouche era inspiegabilmente chiuso): Bigger than life, nel ciclo Nicholas Ray.


Domenica 29, alle 21.30, in un multisala di place de Jaude a Clermont-Ferrant, guardiamo Portrait de la jeune fille en feu di Céline Sciamma. Adèle Haenel (1989), già compagna della regista, mi è sembrata una pessima attrice.

Le cose più belle del film sono i paesaggi bretoni (credo) e le acconciature delle due regazze. I capelli biondi e mossi di Héloïse, annodadi dietro la sua nuca, alle volte facevano letteralmente risplendere lo schermo.

Pessima interpretazione di Valeria Golino.

Ottobre

Martedì 1, inizio del mese con un grande Amelio del 1994, Lamerica.


Il secondo film del mese lo vedo solo oggi, a 11 giorni di ditanza dal primo: incredibile! Negli ultimi anni non credo di aver mai fatto una pausa così lunga. Quello che vedo oggi (sabato 12 ottobre) è anche il primo film dalla partenza di Brigitta per Roma (avvenuta mercoledì). Insomma, ho rivisto dopo molto anni Boudou sauvé des eaux, di Jean Renoir, del 1932. È uno dei ruoli più celebri dello svizzero Michel Simon (1895-1975). Forte sensualità più o meno sotterranea.

film_2019.1570919250.txt.gz · Last modified: 2019/10/13 00:27 by francesco