**Premessa** ==== I. Gli inizi e le costanti ==== ==== II. Il problema dell'Iliade: dialettica della morale pre-politica ==== ==== III. La morale politicizzata: apogeo e crisi ==== ==== IV. Verso l'interiorizzazione della morale: ventura e sventura dell'anima ==== ==== V. Conflitto e ricomposizione: il progetto dell'anima e della città in Platone ==== ==== VI. Ricomposizione senza conflitto: l'etica di Aristotele fra società e natura ==== ==== VII. Libertà difficili: la passione e il destino ==== ==== VIII. Il mito del saggio ==== ==== IX. La fine della virtù e l'esodo dell'anima ==== 1. Un'etica senza storia: i professori di filosofia e i loro rivali. 2. Nuovi bisogni, nuove risposte. 3. Oltre le virtù: [[plotinus|Plotino]]. Bisogna consentire serenamente ala natura di tutte le cose, pur tendendo verso le prime, e smetterla con la tragedia degli orrori che si svolgerebbero secondo gli gnostici nelle sfere del cosmo (II 9.13). E bisogna fuggire cercando di «rendersi uguali al dio», secondo il vecchio motto platonico. Solo che, a differenza della religiosità gnostica, moralmente e razionalmente smodata, cioè significa essere «giusti e santi (//hosioi//) con la ragione (//phronesis//)» (I 2.1). 4. Il ritorno dell'anima. 5. «Solo Platone non c'era». Nota. Bibliografia. l'anima, un «potere senza pace, non paga che la totalità del mondo le fosse presente intiera e nell'eternità» (III 7.11). Ciò che ha compiuto il viaggio di discesa non è l'intera anima, ma una sua parte, o meglio un suo prolungamento che si è esteso verso il basso; in esso consiste la nostra consapevolezza individuale, ed esso anima la nostra corporeità. Questo «processo» (//prosodos//) dell'anima verso il basso, che la allontana dal Principio, non è propriamente una colpa, giacché appartiene all'espansione necessaria dell'Uno e delle ipostasi, che è certo decadenza ma per la sua stessa necessità non comporta errore. C'è però, nel modo con cui l'anima vive il suo viaggio, almeno il principio di una colpa: essa è «ebbra di autodeterminazione», il «desiderio di appartenere a sé stessa» la induce alla «temerarietà» del nascere come individuo e di sperimentare alterità rispetto al Pensiero e all'Uno (V 1.1). Questa brama di individuazione e di separazione predispone l'anima alla colpa vera, che è quella di perdersi nella corporeità e quindi nel male, obliando l'origine e concedendosi tutta al nuovo modo di esistenza (IV 8.4-5).\\ Ma il processo dall'alto verso il basso ha lasciato ovunque tracce, «orme», che costituiscono visibili «indizi dell'Altro», stimoli alla rimemorazione delle origini. Seguendo queste orme, è dunque possibile ripetere il percorso a ritroso, dal basso verso l'alto, dal corpo al Pensiero e all'Uno: quel «ritorno dell'anima» cui Porfirio avrebbe intitolato un suo scritto. [...] Mediante il pensiero, essa sopprime la propria complessità conflittuale, si predispone alla visione estatica dell'Uno attraverso una «semplificazione estrema, dedizione di sé, brama di contatto e quiete e studio di aderire perfettamente al principio» (V 9.11). [...] All'estremo opposto, i cristiani avevano cercato la salvezza soggettiva nella soggettvazione della divinità, facendone una persona capace di volontà e di scelta. **Breve aggiornamento bibliografico 1996** **Indice degli autori e dei luoghi citati**